Roma - Il calendario del Senato sorride a Renzi: prima il voto sulle riforme, solo poi quello sulle commissioni. Più che un'accelerazione, come chiesta da governo già la sera stessa del passaggio del dl Boschi alla Camera, pare essere una schioppettata. Dibattito il 19, il 20 gennaio la votazione. Un uno-due che permette al pacchetto di passare l'esame di Palazzo Madama prima che inizi la partita sul rinnovo delle presidenze di commissione. Un appuntamento, questo, tipico a metà legislatura, ma che può divenire qualcosa di più di una semplice pratica burocratica, se avviene in una fase delicata. La decisione oggi è stata presa dalla conferenza dei capigruppo del Senato.
Le opposizioni non hanno gradito. Sel accusa senza mezzi termini: è un classico caso di do ut des, insomma di voto di scambio. La Lega parla apertamente di ricatto. A fare le spese dell'accelerazione un altro provvedimento attorno al quale gli animi sono riscaldati, quello sulle unioni civili. Messo in agenda alla pagina del 27 gennaio, quando il capitolo commissioni sarà chiuso e magari qualche equilibrio rinnovato. Il centrodestra approfitterà di queste 48 ore in più per cercare una linea comune, e probabilmente questo vale anche per i Pd, che ufficialmente si rifà alla libertà e alla sovranità dell'Aula. I Cinque Stelle intanto sono ancora presi dal caso Quarto. Oggi parla lo stesso Grillo, per esortare i giornalisti a dare libero sfogo a quella che secondo lui è la loro capacità inventiva. Nel frattempo, tramite post, attacca il premier per interposta persona, vale a dire sua sorella Benedetta, assessore in un comune, Castenaso, il cui sindaco è"sotto indagine da settembre per minacce nei confronti del sindaco anti-cemento di San Lazzaro di Savena". Sarebbe un motivo per chiederne le dimissioni, suggerisce il comico, eppure il Partito Democratico tace. Come anche di fronte ad altri casi: "Gli amministratori Pd: una sciagura per i comuni italiani. Ieri indagato sindaco di Como, oggi arrestato quello di Brenta".(AGI)
(13 gennaio 2016)