Roma - L'unica soluzione per salvare Schengen e' una guardia guardia di frontiera comune. Laura Ravetto, presidente del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, spiega all'AGI i molti fraintendimenti sul trattato di libera circolazione delle persone e propone come antidoto alla lenta fine del trattato una sua piu' ampia applicazione. Se finisce Schengen l'Europa stessa non ha piu' senso, spiega la deputata, e l'Italia ne avrebbe il danno maggiore, ma la Ue non puo' pensare di fare dell'Italia il Cie d'Europa. Prima Laura Ravetto si concede una battuta: "Stanno cercando di mettere i sigilli al mio Comitato". Poi pero' si fa seria e spiega: "Chiudere Schengen non sarebbe una soluzione, soprattutto per l'Italia" perche' "l'Italia non puo' costruire muri su tutte le sue coste". "La verita' - denuncia Laura Ravetto - non e' che Schengen va chiuso ma che non e' applicato". Il trattato "dice che c'e' la libera circolazione interna, solo per chi ne fa parte, ma dice anche che le frontiere vanno presidiate. Dunque devono essere presidiate le frontiere esterne dei paesi, non solo dai paesi del sud ma anche da quelli del nord". Ma "se non si sara' in grado di proteggere bene le frontiere esterne Schengen verra' sacrificato".
Dunque, "l'unica reale soluzione, e vedo che su questo qualcuno comincia a seguirmi, sarebbe fare una guardia di frontiera comune che si assuma la responsabilita' di non fare entrare nessuno, dal Nord al Sud Europa". Ma non solo: "Bisognerebbe cominciare a dire seriamente che non possono entrare tutti. Non verra' fatto a breve? Allora Schengen sara' inevitabilmente sacrificato. Io stessa non riusciro' piu' a far valere le mie ragioni. Dovremo soccombere a una misura oscurantista che per l'Italia non e' soluzione". Ma se si abolisse il trattato di Schengen, tuona Laura Ravetto "non si perderebbe un pezzo di Europa, come dice qualcuno, ma tutta l'Europa, senza Schengen non esiste piu'". Anche perche' "sinceramente a me non interessa rimanere in un'Europa in cui non ho vantaggi come la libera circolazione ma solo gli svantaggi del patto di stabilita'". Intanto la Ue striglia l'Italia perche' non controlla a dovere gli arrivi alle sue frontiere. "E' incredibile che si sanzioni l'Italia per questo tema - sbotta Laura Ravetto - e non si dica 'ba' sugli stati che hanno fatto ricorso e si rifiutano di prendere le quote di redistribuzione, fanno i furbi con i migranti degli altri!". "Cosi' l'Europa davvero e' finita - prosegue la parlamentare -. Noi a oggi dovevano avere redistribuito 4000 migranti e ne abbiamo distribuiti 240. Il messaggio dell'Europa per Italia e' 'fai tu il Cara e il Cie di Europa': non esiste". Noi "dovremmo fare gli hot spot, dovremmo riempire le nostre coste di tutti gli immigrati da soli, perche' non ce' un sistema di rimpatrio europeo. Di fatto e' come se l'Europa volesse spostare il confine del Nord-Africa dalla Libia all'Europa. Ecco, su questo vorrei piu' decisionismo da parte del governo". Insomma, "mi sarei rifiutata di aprire mezzo hot spot senza aver visto prima la redistribuzione per quote e il sistema europeo di reimpatri".
Eppure i Paesi del Nord Europa sembrano attirati dai vantaggi di non avere piu' il trattato... "Il problema e' che non siamo stati noi, sono stati i tedeschi a fare l'appello al milione di siriani per l'accoglienza. Invece di fare appelli grossolani, mentre non sono in grado di controllarne mille a Colonia, i tedeschi riflettessero sul modello di integrazione". E' innegabile che i fatti di Colonia, dove centinaia di donne sono state molestate da uomini di aspetto nordafricano e comunque straniero, hanno colpito molto, si devono bloccare questi arrivi? "Ma Colonia con Schengen non c'entra niente - taglia corto la presidente del Comitato Schengen -: non erano persone appena arrivate ma gente che stava in Germania da moltissimi anni, magari alcuni cittadini tedeschi. Non bisogna nascondersi dietro Schengen: il problema e' che chi e' gia' in Europa spesso non e' integrato. I modelli di integrazione francese e tedeschi sono falliti. I molestatori di Colonia come gli attentatori di Parigi sono nati li', a Colonia e a Parigi, hanno fatto la scuola li'. La terza generazione di immigrati, insomma, non si e' integrata. Il modello di integrazione e' fallito. Prima o poi Francia e Germania dovranno rifletterci bene. (AGI)
(7 gennaio 2016)