Roma - Banche, riforme, immigrazione, lavoro e istituzioni. E' stato un discorso a 360 gradi quello che il presidente della Repubblica ha svolto di fronte alle alte cariche per la cerimonia degli auguri di fine anno. In attesa del tradizionale discorso del 31 dicembre, che rivolgera' dallo studio alla vetrata, a tutti i cittadini, Mattarella non ha tralasciato il tema caldo 'caldo' delle banche. Si e' trattato di un discorso denso e con mille messaggi, dove il Capo dello Stato, con a fianco i presidenti delle Camere e davanti una platea di ministri guidati da Matteo Renzi, ha toccato tutti i temi del vivere comune.
BANCHE - Da un lato ha assicurato: "il nostro sistema creditizio ha resistito ai colpi della crisi, dimostrandosi piu' solido di altri. Lo attesta il fatto che non abbiamo dovuto effettuare salvataggi bancari miliardari, a differenze di quanto avvenuto per le banche di altri Paesi dell'Unione europea, dove debiti privati sono stati trasformati in debiti pubblici". Ma sui recenti episodi, saliti agli onori delle cronache, non ha mancato di osservare: "serve un accertamento rigoroso e attento delle responsabilita'. Di fronte a gravi recenti episodi, relativi ad alcune banche locali, che hanno suscitato comprensibile preoccupazione si stanno approntando interventi di possibile sostegno, valutando caso per caso, al fine di tutelare quanti sono stati indotti ad assumere rischi di cui non erano consapevoli". E per Mattarella "sono di importanza primaria la trasparenza, la correttezza e l'etica degli intermediari bancari e finanziari".
ISTITUZIONI - Sergio Mattarella striglia i poteri e le istituzioni dello Stato che invece di collaborare confondono i ruoli ed entrano in conflitto, generando sfiducia. "Aver cura della Repubblica per costruire il futuro: e' il messaggio che vorrei esprimere in questo incontro di fine anno, che introduce al 70esimo anniversario della scelta popolare per la Repubblica" avverte il Capo dello Stato. Ma per far questo e' necessario che i poteri e le istituzioni dello Stato non solo svolgano "con impegno il proprio servizio" ma collaborino anche "lealmente per il bene comune". Come gia' aveva fatto nel discorso di insediamento e poi nel discorso di impianto politico tenuto prima dell'estate ricevendo il ventaglio dai giornalisti parlamentari, Mattarella spiega che "il rispetto delle competenze altrui costituisce la migliore garanzia per la tutela delle proprie attribuzioni". E dunque nonostante abitualmente si eserciti una collaborazione, "talvolta si registra invece competizione, sovrapposizione di ruoli, se non addirittura conflitto e questo genera sfiducia oltre a indebolire la societa'". Non un richiamo a una singola istituzione ma a tutte quelle che, dai comuni alla magistratura, dal governo al Parlamento, di volta in volta sono tentati dal travalicare il proprio ruolo o dall'interpretarlo in modo piu' esteso di quanto non indichi la Costituzione. Anche alle parti sociali, politiche ed economiche sono richiesti "uno sguardo lungo, una visione e comportamenti che non siano ristretti alle convenienze del giorno per giorno". Soprattutto quando i temi da affrontare sono cosi' impegnativi, dal rapporto con l'Europa alle migrazioni, dalla sicurezza alla crisi economica, la collaborazione e' fondamentale.
RIFORME - Sulle riforme costituzionali è tornato ad auspicare che il processo giunga a compimento in questa legislatura perché, ha detto, precisando di non volere entrare nel merito delle scelte parlamentari, il "senso di incompiutezza rischierebbe di produrre ulteriori incertezze e conflitti, oltre ad alimentare sfiducia, all'interno verso l'intera politica e all'esterno verso la capacita' del Paese di superare gli ostacoli che pure si è proposto esplicitamente di rimuovere".
LAVORO - Per Mattarella, la disoccupazione elevata è inacettabile, ma la ripresa va vista come un'opportunita' da cogliere, "una sfida che ci riguarda tutti e richiede uno sforzo collettivo della Stato, delle regioni, delle autonomie, della societa' civile, del mondo economico e del lavoro".
MIGRANTI - E sul fronte migranti, senza mai nominare la Danimarca, ha detto chiaro che davanti a tanti bambini morti in mare, "assume un sapore crudelmente beffardo ferire la dignità stessa dei migranti, prevedendo addirittura di spogliarli dei beni che sono riusciti a salvare nella fuga dalle tribolazioni nei paesi natali, come si propone di fare un Paese dell'Unione". (AGI)
(21 dicembre 2015)