Il sogno dei quattro fratelli Tamés, di Guadalajara in Messico, sono i Giochi olimpici invernali in Canada. Vogliono partecipare alla gara del bob di Calgary 1988 tutti insieme. Noi ricordiamo questa edizione dei Giochi per il doppio oro di Alberto Tomba nello sci alpino. Per gli appassionati dello sport sono l’edizione nella quale “los hermanos” riescono a realizzare un’impresa rispondendo al motto olimpico sull’importanza del partecipare, con tutto l’impegno possibile. Il quartetto è comunque nel libro dei primati olimpici grazie all’exploit canadese: sono il maggior numero di fratelli a prendere parte, tutti insieme, a una singola gara a Cinque cerchi.
Roberto Tamés, classe 1964, è il più giovane in famiglia. "Arrivare a Calgary era un'idea che avevo sin da bambino. Mi piaceva guardare il bob in tv, mi innamorai dello sport, erano i miei eroi, mi sentivo un pilota", racconta Roberto al quotidiano guadalajarense El Informador nel 2018. José Eduardo, Jorge Antonio e Luis Adrián sono più grandi, non hanno la sua stessa visione e non sanno come chiamare quella disciplina sportiva. Trovano la quadra: per i Tamés si chiama “slitta sul ghiaccio” e così si convincono tutti che vale la pena tentare.
Si gettano nell’avventura olimpica e iniziano così gli allenamenti. Come sempre succede ai sognatori audaci trovano lungo la strada un prezioso alleato: Andrade Garín, che allena sul tartan della pista di atletica della Unidad Deportiva Revolución. Gli prepara addirittura una corsia con le “rotaie” (i solchi dove scorrono i pattini del bob, nel loro caso le ruote) per migliorare la fase di spinta. Per la fase di guida e di frenata il quartetto si butta giù dalle colline della città, con una differenza non di poco conto: al posto del ghiaccio, a Guadalajara, c’è l’asfalto.
Tanta grinta, ma zero budget
“Volevamo partecipare alle Olimpiadi e così siamo andati al Comitato Nazionale messicano – continua Roberto nel suo ricordo -, abbiamo condiviso la nostra idea, è piaciuta ma non potevano sostenerci con denaro”. I soldi per andare a Calgary devono trovarseli da soli: 1.000 dollari a testa, circa 2.300 euro di oggi. “In ogni caso, siamo arrivati alle Olimpiadi!", conclude il più giovane dei fratelli Tamés. Il come sembra un romanzo o, se preferite, la trama di un film: ai loro risparmi si aggiungono quelli del padre, che mette più denaro di tutti e aggiunge anche il suo furgone per gli spostamenti. Destinazione Lake Placid, stato di New York, per allenarsi al freddo con un bob vero sul budello olimpico dei Giochi organizzati nel 1980. Ma i soldi non bastano e così i quattro si spostano a Dallas, in Texas, per lavorare in un ristorante tex-mex e continuare la raccolta di fondi prima di tornare a casa e fare il punto della situazione.
Finalmente mettono insieme un gruzzolo che gli permette di comprare un bob usato e si mettono in viaggio da Guadalajara a New York (4.145 km) sul furgone del padre. Lungo la strada rimangono in panne e si inventano anche meccanici, così nella Grande Mela decidono di noleggiare un mezzo più affidabile. Per le loro tasche l’unica soluzione è un vecchio scuolabus da noleggiare. Senza riscaldamento. Ripartono in direzione Calgary, Canada: altri 3.840 km tra neve e ghiaccio, al freddo dentro il bus, con il loro bob caricato a bordo.
Arrivano al villaggio olimpico con il termometro che segna -20°. Tutto si congela all’istante: le bibite sul bus, il respiro e anche i pensieri. Ma una volta sul bob, alla partenza, c’è spazio solo per un altro tipo di brividi: “Scendere su quella pista faceva davvero paura”, ricorda Roberto. Ma intorno a loro si crea interesse, perché insieme alla squadra di bob della Giamaica (protagonista poi del film “Cool Runnings, quattro sottozero”) rappresentano la novità in uno sport solitamente ristretto a poche élite in gara per le medaglie come Unione sovietica, Germania dell’Est, Svizzera e Austria.
Nel gelo di Calgary si sdoppiano
I quattro fratelli optano all’ultimo momento per la gara a coppie con due equipaggi separati, quindi non più tutti insieme nel bob a quattro: Jorge con José e Roberto con Luis Adrián. La sfida in famiglia è dei primi due. Alla fine delle quattro manches i Tamés si piazzano rispettivamente in 36esima e 37esima posizione su 41 squadre, a oltre 16 secondi di distacco dall'Urss vincitrice della medaglia d'oro.
Roberto Tamés non è però soddisfatto e ci riprova: dopo Calgary 1988, partecipa ad Albertville 1992 e poi ancora a Salt Lake City 2002 (nella foto di apertura è il portabandiera della delegazione messicana). Ma il Canada per lui è un ricordo speciale: “La prima esperienza olimpica è la migliore, sfilare dietro la bandiera nazionale nella cerimonia di apertura è il momento più bello della mia vita”. Un momento, nella storia dei Giochi invernali, condiviso con i suoi tre fratelli e con tutta la sua nazione.