AGI - Continua a crescere il numero di arrivi irregolari di migranti via mare in Italia, con la Libia come Paese principale nei flussi nelle acque del Mediterraneo che separano il Nord Africa dalla Sicilia. Sono almeno 8.437 le persone sbarcate sulle coste italiane tra il 1° gennaio e il 14 marzo, il 30% in più rispetto ai 6.421 arrivi nello stesso periodo del 2024. Le rotte del Mediterraneo centrale sono dominate dalla Libia, che al 14 marzo ha registrato 7.762 partenze, con un balzo del 73,65% rispetto ai 4.770 migranti arrivati nello stesso periodo del 2024. Nove arrivi su dieci provengono dalle coste libiche. La Tunisia, invece, è quasi del tutto scomparsa dai radar: dalle coste tunisine hanno lasciato solo 291 migranti sbarcati in Italia, in calo dell'82% rispetto allo stesso periodo del 2024. Seguono l'Algeria, con 164 migranti sbarcati rispetto ai 40 dell'anno precedente, e la Turchia, che ha registrato 130 arrivi. Il Bangladesh è il principale Paese di origine dei migranti che giungono in Italia via mare, con 3.257 migranti registrati al momento dello sbarco, seguito dal Pakistan con 1.247 e dalla Siria con 878. I migranti bengalesi giungono generalmente in Libia via aerea, dopo essere passati per gli Emirati Arabi Uniti: la maggior parte arriva a Bengasi, in Cirenaica, per poi raggiungere l'ovest del Paese via terra. Anche i siriani tendono a lasciare la Libia, dove atterrano con voli diretti tra Damasco e Bengasi, oppure con scalo in Turchia. Altre nazionalità significative includono Egitto (737 arrivi), Eritrea (419), Sudan (285), Etiopia (271) e Tunisia (204). Si registrano anche migranti di nazionalità algerina (166) e maliana (515), mentre le altre nazionalità ammontano a 859 persone. Secondo Frontex, l'Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera, la Libia resta il principale punto di partenza e i trafficanti fanno sempre più affidamento su potenti motoscafi per eludere le autorità. Il costo di una traversata via mare varia dai 5.000 agli 8.000 euro a persona, continua Frontex, e i cittadini del Bangladesh restano la nazionalità più diffusa su questa rotta, spesso approfittando degli accordi formali tra Libia e Bangladesh per entrare legalmente a lavorare prima di intraprendere la traversata via mare. "Mentre la maggior parte delle rotte ha registrato un calo nel numero di arrivi, la rotta del Mediterraneo centrale è in controtendenza", sottolinea l'agenzia europea. Vale la pena notare che la Libia sta effettivamente assistendo a un aumento della presenza di migranti sul suo territorio. Secondo l'ultimo rapporto Displacement Tracking Matrix (DTM) dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), relativo al periodo novembre-dicembre 2024, in 100 comuni libici sono presenti almeno 824.131 migranti di 47 nazionalità diverse, con un aumento del 5% rispetto al precedente ciclo di raccolta dati. Il numero di migranti identificati rappresenta la cifra più alta dal 2016, anno in cui l'OIM ha iniziato a raccogliere sistematicamente questi dati, sebbene resti lontano dai livelli pre-conflitto del 2011, quando nel Paese erano presenti circa 2,5 milioni di migranti. Secondo l'OIM, dal 1° gennaio all'8 marzo 2025, le autorità libiche hanno intercettato in mare e portato a terra 4.767 migranti, tra cui 3.977 uomini, 512 donne e 208 minori. Fonti libiche confermano all'Agenzia Nova che i migranti finora giunti in Italia dalla Libia sono partiti dalla costa occidentale, sotto il controllo del Governo di unità nazionale (GNU). L'OIM ha inoltre registrato 82 morti e 58 dispersi in mare fino all'8 marzo nel Mediterraneo centrale, un'area che comprende partenze non solo dalla Libia, ma anche da altri paesi africani come la Tunisia. Nel corso del 2024, l'organizzazione ha registrato 665 decessi e 1.034 dispersi lungo questa stessa rotta, per un totale di 1.699 vittime, confermando così il Mediterraneo centrale come una delle rotte migratorie più pericolose al mondo.
La questione migratoria è molto attuale nel dibattito politico libico. Abdulhamid Dabaiba, primo ministro del governo di unità nazionale libico con sede a Tripoli, ha sottolineato ieri l'urgenza di adottare misure decisive per controllare le frontiere e contrastare la tratta di esseri umani e il contrabbando. Da parte sua, il ministro dell'Interno Imad Trabelsi ha spiegato che "nel 2023 saranno espulsi 20.000 migranti irregolari e nel 2024 32.000". È importante notare che le autorità di Tripoli spesso sfruttano la questione migratoria per scopi elettorali e di creazione di consenso. La questione della regolarizzazione delle condizioni di vita, spesso disastrose, di centinaia di migliaia di migranti irregolari, essenziali per la forza lavoro necessaria alla ricostruzione del Paese, resta un argomento tabù per le autorità politiche libiche. La questione tocca punti delicati non solo a livello interno, ma anche nei rapporti con l'Europa, in particolare con l'Italia, che risente direttamente delle conseguenze di questo problema. Infine, la gestione dei migranti è strettamente legata alle attività dei gruppi armati e delle milizie libiche, che ricavano ingenti profitti dal traffico di esseri umani, che funge anche da strumento di pressione politica contro l'Unione Europea.