AGI - Il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha avviato il progetto “Promozione di canali legali di ingresso in Italia - Misure di pre-partenza e collocamento di cittadini di Paesi terzi”, realizzato da Sviluppo Lavoro Italia nell'ambito del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (Fami) 2021-2027. Nell'ambito di questo intervento, Sviluppo Lavoro Italia S.p.a. ha pubblicato un avviso pubblico per la presentazione di progetti di formazione professionale, civica e linguistica rivolti a cittadini tunisini prima della loro partenza. Con un bilancio di due milioni di euro, l'iniziativa finanzierà la formazione di 1.000 lavoratori, con l'obiettivo di rispondere alle esigenze delle imprese italiane e di ampliare le opportunità di ingresso legale in Italia. L'avviso è rivolto a enti pubblici e privati che operano nel settore della formazione e dei servizi per l'impiego, nonché ad altri enti che promuovono programmi di formazione professionale, civica e linguistica all'estero. Le proposte progettuali possono essere presentate dal 27 febbraio al 17 marzo 2025.
Secondo il ministero del Lavoro italiano, nel 2022 i lavoratori stranieri nel Paese erano 2.374.000, pari al 10,3% del totale. Due terzi sono cittadini extracomunitari, il 58,3% sono uomini e il 62% sono operai, artigiani e manodopera non qualificata. Solo l'8,2% dei lavoratori stranieri occupa posizioni qualificate e tecniche. Il 69,9% dei lavoratori stranieri in Italia proviene da Paesi extraeuropei e il 30,1% da Paesi dell'Unione Europea. Come gli italiani, la maggior parte degli stranieri lavora nei servizi (44%), ma la presenza di lavoratori immigrati è significativa anche nel commercio, nel turismo (alberghi e ristoranti) e nell'industria. Esiste una forte disparità tra uomini e donne, che supera quella degli italiani. Solo il 47,5% delle donne straniere in età lavorativa è occupato, con un divario di circa il 30% rispetto agli uomini, il cui tasso di occupazione è del 74,9%.
I dati più recenti mostrano che i lavoratori stranieri tendono a essere impiegati in lavori poco qualificati. Ciò evidenzia una serie di problemi: l'immobilità sociale e la dispersione del capitale umano. Infatti, molti lavoratori stranieri sono impiegati in lavori non qualificati, nonostante le loro qualifiche e competenze, e questo più frequentemente degli italiani. In particolare, la percentuale di lavoratori extraeuropei sovra qualificati era del 67,1% nel 2021, un dato che, tra i Paesi europei, è inferiore solo a quello della Grecia.
Questa situazione è legata a diversi fattori: carenze linguistiche, scarsa conoscenza del territorio, necessità di avere un lavoro per poter rinnovare il permesso di soggiorno, assenza di una rete familiare di supporto e, di conseguenza, maggiore difficoltà a rifiutare offerte di lavoro non corrispondenti alle proprie competenze. Tuttavia, il sistema produttivo italiano ha un costante bisogno di manodopera, come dimostra anche l'elevato numero di domande presentate dopo l'ultimo decreto sui flussi migratori, con oltre 250.000 richieste per 82.705 quote di ingresso.