AGI - È rinato dalle sue macerie il minareto inclinato di Mosul, nel nord dell'Iraq, simbolo dello Stato islamico e di uno dei periodi più bui della storia nazionale. Il minareto soprannominato "al-Hadba" e noto come "la gobba", fa parte della storica moschea Al-Nuri, da dove nel luglio 2014 l'ex capo dell'Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, annunciò la nascita del califfato responsabile di atrocità in diverse zone dell'Iraq e della Siria. Sia la moschea che il minareto furono distrutti nel giugno 2017 durante la battaglia per cacciare l'Isis da Mosul, con le autorità irachene che accusarono i jihadisti di aver piazzato esplosivi prima del loro ritiro.
Il minareto, monumento simbolo di Mosul risalente al XII secolo, è stato ricostruito utilizzando mattoni originali, come parte di un vasto cantiere che ha coinvolto l’intera città, sotto la direzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), e lanciato nel 2018. In partenza ci fu grande perplessità nei confronti del progetto intitolato “Revive the Spirit of Mosul”: tra 123 progetti presentati è stato scelto quello di otto architetti egiziani, con uno stanziamento totale di 115 milioni di dollari. "Molti erano scettici sulla nostra capacità di avere successo", ha dichiarato Audrey Azoulay, a capo dell’UNESCO, descrivendo il lavoro come il più "ambizioso e di grande impatto" realizzato dall’agenzia Onu. L'odierno minareto di al-Hadba è una replica esatta di quello antico, "costruito con gli stessi mattoni", ha detto Abdullah Mahmoud del dipartimento iracheno delle Antichità. "Al-Hadba è la nostra identità e, restaurandolo, l'identità della città è stata recuperata".
L'inclinazione del minareto restaurato è stata mantenuta a 160 centimetri, proprio come negli anni '60.Tuttavia, gli ingegneri hanno rinforzato le fondamenta in modo che non penda più in modo così precario, come aveva iniziato a fare gradualmente dopo essere stato costruito nel XII secolo. "Il corpo del minareto dall'interno necessitava di 96 mila nuovi mattoni", ha precisato Mahmoud. "Ma per l'esterno abbiamo usato 26 mila vecchi mattoni" per preservare la sua eredità storica.
Anche il mihrab, una nicchia che indica la direzione della Mecca, è stato in gran parte riparato utilizzando le sue pietre originali. Purtroppo, il minbar, da cui vengono pronunciati i sermoni, ha perso la maggior parte dei suoi pezzi originali.
L'80% della città vecchia di Mosul è stato distrutto nella lotta contro l'Isis e più di 12 mila tonnellate di macerie sono state rimosse per il progetto di restauro dell'UNESCO, che ha incluso anche le chiese di al-Tahira, di Nostra Signora dell'Ora e 124 case storiche. La chiesa di al-Tahira, risalente al 1862, è stata ricostruita con i suoi portici, pilastri decorati e vetrate colorate. Durante il restauro, i lavoratori hanno scoperto una cantina sotterranea e grandi giare un tempo utilizzate per il vino. Ora ha un soffitto in vetro in modo che i visitatori possano guardare all'interno.
Il completamento di “Revive the Spirit of Mosul”, "simboleggia un profondo momento di resilienza, unità e speranza per Mosul", ha sottolineato Azoulay, ex ministro della Cultura francese. "Sono molto felice di stare davanti a voi e davanti al minareto vecchio di oltre 850 anni. E il fatto di averlo qui dietro di me di fronte a voi è come se la storia e l’identità della città tornassero", ha ancora dichiarato. Durante la cerimonia di restituzione degli interventi portati a termine, Azoulay ha raccontato che i residenti volevano che il minareto ricostruito assomigliasse all'originale e che "la stessa gente di Mosul lo voleva inclinato". Questo fatto è, inoltre, “una testimonianza del carattere unico della città e della determinazione dei Moslawi a rivendicare il loro patrimonio e la loro identità", ha aggiunto il direttore generale dell'UNESCO. La Grande Moschea di Mosul prende il nome da Nur al-Din Mahmoud Zangi, celebre per l'unificazione delle forze musulmane contro i crociati cristiani, che ne ordinò la costruzione nel 1172. Successivamente distrutta e ricostruita nel 1942.
La battaglia per la riconquista di Mosul durò quasi nove mesi, lasciando la città praticamente in rovina: migliaia di civili vennero uccisi e ben 900 mila persone furono costrette ad abbandonare l’area. "Quando sono arrivata qui nel 2019 sembrava una città fantasma. In più di cinque anni, c'è stato un enorme cambiamento", ha testimoniato Maria Acetoso, responsabile senior del progetto presso l'UNESCO Iraq, sottolineando che il doppio obiettivo era "lavorare in parallelo su monumenti significativi per la città e riportare la vita" a Mosul. Nella città settentrionale irachena, che porta ancora le cicatrici di questa feroce lotta, la vita è finalmente tornata, con i suoi mercati, i suoi caffè e ora anche con i suoi monumenti simbolo restaurati, che nelle prossime settimane saranno inaugurati ufficialmente dal primo ministro Mohammed Shia al-Sudani.