AGI - Il gruppo italiano Benetton ha annunciato una riorganizzazione della propria catena produttiva in Tunisia, con particolare attenzione alla riduzione delle attività dirette e all'aumento dell'outsourcing. In linea con questa strategia, l'azienda tessile ha deciso di cessare l'attività nello stabilimento Sahline di Monastir e di chiudere gli stabilimenti di Kasserine e Gafsa.
Questa decisione, annunciata dall'amministratore delegato Claudio Sforza, è stata motivata dall'esigenza di ottimizzare i costi di produzione e adeguare la struttura aziendale alle attuali esigenze del mercato. Sforza ha confermato che sono in corso trattative con il governo tunisino per mitigare gli effetti sociali della potenziale chiusura definitiva della fabbrica di Sahline, dove lavorano 500 persone.
Il gruppo Benetton sta valutando diverse opzioni per mantenere operativa la fabbrica di Monastir, tra cui la vendita a potenziali investitori e la ricerca di soluzioni di delocalizzazione. Tutto dipenderà dalla capacità del governo tunisino di garantire misure concrete a sostegno degli investimenti. Fino a oggi, nonostante gli annunci di strategie e slogan, è stato fatto poco.
Il gruppo Benetton è presente in Tunisia dal 2004 con lo stabilimento di Monastir. Nel 2009 venne inaugurato lo stabilimento produttivo di Kasserine e l'anno successivo quello di Gafsa. Nei tre stabilimenti, nati sotto il nome Olimpias Group e che producono anche abbigliamento conto terzi, lavorano circa 3.500 persone, distribuite in un centinaio di laboratori.
La chiusura dello stabilimento di Sahline rientra in un più ampio piano di razionalizzazione varato dal gruppo Benetton. Questa scelta strategica consentirà all'azienda di focalizzarsi su attività a maggior valore aggiunto e di ridurre la propria esposizione ai rischi legati alla gestione diretta dei siti produttivi.
Nei primi nove mesi del 2024, gli investimenti diretti esteri (IDE) in Tunisia hanno raggiunto i 2.126 miliardi di dinari (circa 650 milioni di euro). Questa cifra ha garantito 9.906 nuovi posti di lavoro, oltre l'80% dei quali creati da progetti di espansione di aziende già presenti nel Paese. Tuttavia, persistono sfide, come la necessità di diversificare ulteriormente il tessuto produttivo e ridurre le disparità regionali, nonché di combattere la corruzione e migliorare i servizi doganali.
Gli investimenti diretti esteri in Tunisia sono sia offshore che onshore. Nel primo caso l'azienda esporta essenzialmente e il capitale straniero è in maggioranza. Per alcuni settori, come l’agricoltura, è possibile avere capitale straniero al 100%, ma con alcune limitazioni, come il divieto di possedere terreni agricoli. La società onshore è maggiormente integrata nell’economia locale e la proprietà straniera è limitata al 49% nella maggior parte dei settori. Tuttavia, per gli investimenti industriali è possibile ricorrere al 100% di capitale straniero, previa autorizzazione governativa. Non tutti i settori sono ugualmente aperti agli investimenti esteri. Alcuni, come le risorse naturali, le infrastrutture e i servizi finanziari, richiedono un’autorizzazione specifica da parte del governo.