AGI - Tre studiose, donne impegnate e di fedi diverse, unite dalla sfida di costruire la pace nel Mediterraneo. Un incontro, stamattina, nell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale a Napoli. Sihem Djebbi, politologa musulmana, Giuseppina De Simone, teologa cristiana, e Tamar Elad-Appelbaum, rabbina israeliana, hanno animato una tavola rotonda che ha messo in luce il potenziale delle religioni come ponti di dialogo in un contesto internazionale segnato da forti tensioni.
“Nel cuore delle religioni monoteiste arde ancora un desiderio di pace e di fraternità”, ha esordito padre Vincenzo Anselmo, vice-preside della facoltà e promotore dell’evento, richiamando la possibilità di dialogo e unità, nonostante i “venti di guerra”. Djebbi sottolinea la volontà, all’interno del mondo musulmano, di promuovere un “islam moderato”, citando gli sforzi di paesi come Marocco e Giordania, e il ruolo dell’istituzione di Al Azhar in Egitto come guida di dialogo. “La pace è un valore centrale, anche se il percorso è complesso”, dice, sottolineando come la moderazione sia una chiave per superare le tensioni.
Giuseppina De Simone descrive l’impegno della Rete Teologica Mediterranea, “un’iniziativa che coinvolge studiosi e studiose delle sponde del Mediterraneo per costruire una pace che abbracci le differenze. Abbiamo bisogno di ridare credito alla pace”, spiegando come “una teologia aperta possa offrire uno spazio di incontro e comprensione reciproca, oltre le divisioni”.
Da Gerusalemme, la rabbina Elad-Appelbaum porta un appello appassionato, segnato dalle recenti violenze del 7 ottobre, data che ha lasciato cicatrici profonde. “In mezzo a questo fallimento umano, c’è un posto per la religione nella costruzione della pace”, sottolinea, ricordando che “la fede può essere un faro di speranza e compassione, capace di guidare verso una convivenza pacifica”. In un’intervista moderata dalla docente Filomena Sacco, don Benedetto Di Bitonto, responsabile della comunità dei cattolici di lingua ebraica a Gerusalemme, ha raccontato l’esperienza del bet midrash interreligioso, un luogo di studio e dialogo tra ebrei e cristiani.
“Sanare insieme le ferite del passato e lottare contro l’ingiustizia, queste sono le sfide che affrontiamo ogni giorno”, evidenziato, richiamando l’importanza di un dialogo concreto nel cuore di una città complessa come Gerusalemme. E ricorda il valore del lavoro quotidiano per la pace: “Abbattere i muri costruiti dal passato non è semplice, ma è l’unico modo per creare un futuro di giustizia e comprensione. E questo è il nostro compito, ogni giorno".