AGI - Bonifiche Ferraresi (BF), leader della filiera agroindustriale italiana, sta per dare seguito all'accordo nel campo dell'agricoltura rigenerativa ad alta tecnologia firmato due anni fa dal Ministro dell'Agricoltura e dello Sviluppo Rurale algerino, Youcef Chorfa. A partire da novembre, nella regione desertica di Timounim, nel sud del Paese nordafricano, BF inizierà a seminare 3.000 ettari di terreno: sarà la prima semina autunnale di grano duro su terreni che BF ha recuperato dal deserto, grazie alla costruzione di pozzi, indispensabili per l'installazione di un moderno sistema di irrigazione a goccia.
l progetto - frutto della partnership tra BF International e il Fondo nazionale d'investimento algerino (FNI) - coinvolgerà inizialmente questi 3.000 ettari seguiti, più avanti, dalla coltivazione di 10.000 ettari di legumi secchi. Questo fa parte di un piano più ampio che prevede l'utilizzo di 36.000 ettari per la produzione di grano duro, legumi e pasta. Il piano è al centro di un dettagliato accordo di partenariato firmato ieri ad Algeri presso la sede del FNI - il braccio finanziario del governo algerino - alla presenza del direttore generale del Fondo, Kamel Mansouri, e dell'amministratore delegato dell'azienda agricola italiana, Federico Vecchioni.
La cerimonia di firma si è svolta presso la sede del fondo governativo ad Algeri, alla presenza di Federico Vecchioni, amministratore delegato della società agricola italiana, e di Kamel Mansouri, direttore generale del Fni. La società che gestirà il progetto (nato da questo accordo) è BF El Djazair Spa, una joint venture in cui il partner italiano deterrà il 51% del capitale, mentre il Fondo algerino il restante 49%. Secondo il quotidiano algerino Echorouk, anche i costi del progetto saranno ripartiti proporzionalmente. Uno degli elementi chiave per il successo del progetto è la fornitura di acqua. Il governo algerino, prosegue il giornale, ha già concesso le autorizzazioni per l'estrazione delle acque sotterranee, utilizzate per irrigare le colture in una regione arida come Timimoun. Il Ministero dell'Agricoltura e il Ministero delle Risorse Acquifere hanno collaborato per facilitare queste procedure e fornire le licenze necessarie per scavare pozzi artesiani ed estrarre acqua per l'agricoltura.
Nell'aprile 2025, conclude il quotidiano di Algeri, il progetto entrerà in una nuova fase con l'estensione della coltivazione a 6.900 ettari di legumi, secondo l'accordo iniziale.
Il progetto rappresenta il più grande investimento italiano nell'agricoltura sostenibile in Nord Africa. L'iniziativa, finalizzata all'autosufficienza agroalimentare dell'Algeria, prevede l'utilizzo di tecniche agronomiche avanzate, come la rotazione delle colture per ottimizzarne la resa, e, secondo fonti algerine, ha un valore complessivo stimato in 420 milioni di dollari.
Una volta a regime, saranno coltivati cereali - grano duro e grano tenero - per circa il 70% della superficie, mentre il resto sarà dedicato ai legumi per il mercato locale. Il progetto rientra nel Piano Mattei del governo italiano per lo sviluppo dell'Africa.
In Algeria, Enrico Mattei è ampiamente riconosciuto per il suo sostegno, la sua amicizia e la sua vicinanza durante gli anni della guerra di liberazione nazionale (1954-1962). Mattei sostenne sia il Fronte di Liberazione Nazionale che il Governo Provvisorio della Repubblica Algerina, al quale diede un contributo significativo durante i negoziati dell'Accordo di Evian.