AGI - Una missione archeologica congiunta italo-marocchina ha scoperto il complesso agricolo più antico e più grande dell'Africa dopo la Valle del Nilo. Questa importante scoperta è avvenuta nel sito di Oued Beht, vicino a Khemisset, grazie a una collaborazione tra l'Istituto Nazionale di Archeologia e Scienze del Patrimonio (Insap) del Marocco, il Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano (CNR -Ispc) e l'Università di Cambridge, sotto la direzione del professor Giulio Lucarini per la parte italiana.
Il sito, che risale al Neolitico, si estende su una superficie di circa dieci ettari, paragonabile a quella della città greca di Troia dell'età del bronzo. Questa scoperta fa luce sul ruolo del Magreb nell'evoluzione delle società complesse del Mediterraneo e del Nord Africa e arricchisce la storia dell'insediamento di questa regione tra il IV e il III millennio a.C. Questa scoperta rivela il peso del Magreb nell’evoluzione delle prime civiltà agricole, evidenziandone il contributo non solo a livello locale, ma anche allo sviluppo di contatti e scambi tra Africa ed Europa.
Il sito di Oued Beht fa parte di un progetto di ricerca internazionale e multidisciplinare, avviato nel 2021, denominato Progetto Archeologico Oued Beht (Obap), che è stato inaugurato nell'ambito di un programma di cooperazione scientifica tra Insap, CNR-Ispc, Università di Cambridge e l’Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente (Ismeo). Lo scopo di questo progetto è colmare un’importante lacuna nella comprensione della preistoria dell’Africa nordoccidentale. Una regione che, sebbene riconosciuta per la sua importanza in periodi come il Paleolitico, l'Età del Ferro e il periodo islamico, è stata finora meno esplorata per quanto riguarda il Neolitico.
Oued Beht rappresenta un'importante testimonianza della presenza di società agricole complesse nella regione e apre nuove prospettive sulla diffusione delle pratiche agricole oltre la Valle del Nilo. Secondo un articolo scientifico pubblicato sulla rivista "Antiquity", il sito ha restituito resti di piante e animali domestici, oltre a un vasto insieme di oggetti, tra cui strumenti in pietra lavorata, ceramiche decorate e numerosi silo e fosse di stoccaggio.
La posizione strategica di Oued Beht, tra il deserto del Sahara e lo Stretto di Gibilterra, è un punto chiave per comprendere i flussi di persone e merci tra Africa ed Europa durante l'era neolitica. Le ricerche sul sito hanno dimostrato che il Magreb non era isolato, ma ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo delle società complesse e delle reti commerciali e culturali dell'epoca.
Giulio Lucarini, direttore italiano del progetto, sottolinea che questa scoperta è significativa non solo per la comprensione delle dinamiche locali, ma anche per l'importanza globale del Magreb nel Neolitico. “La scoperta del sito di Oued Beht dimostra che il Magreb ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo delle civiltà agricole nel Mediterraneo e nel Nord Africa. Testimonia il fatto che, nonostante le testimonianze archeologiche siano limitate, la regione fu attivamente integrata nei processi di evoluzione sociale e tecnologica dell’epoca”, ha affermato Lucarini.