S ulla qualità del vino italiano non c’è dubbio. Ma se davvero si vuole arrivare sulle tavole di americani, britannici, cinesi e tedeschi bisogna mettere in atto strategie comunicative e promozionali più innovative e puntare al nuovo target: i Millennial. E quanto emerge da una ricerca condotta da 3rdPLACE per conto di Vinventions, uno dei maggiori produttori mondiali di chiusure per vino.
Lo studio
L’obiettivo dell’analisi è duplice: “da una parte prevedere il comportamento d’acquisto dei consumatori di vino italiano nel mondo, in particolare nel periodo natalizio, dall’altra definire le corrette azioni di marketing e commerciali al fine di soddisfare meglio le esigenze e i desiderata evidenziati dalle conversazioni”. In particolare, lo studio si è concentrato sull’analisi degli Open Data, ovvero le informazioni provenienti dalle diverse fonti digitali su un arco temporale di un anno. Si tratta, soprattutto, di contenuti pubblici in lingua inglese recuperabili da diversi canali digitali come i principali social network (Facebook, Twitter, YouTube e Instagram), gli aggregatori come Tripadvisor e Amazon, i blog, i forum, i siti di news e le app mobile. Ecco cosa ne è venuto fuori.
I Millennial, target da coccolare
Circoscrivendo l’analisi a un campione di contenuti pari al 10% del totale, sono circa 7 mila le menzioni in cui figurano le keyword associabili ai termini “vino made in Italy. È risultato, inoltre, che i consumatori più interessati all’acquisto di prodotti italiani si concentrano in Usa, Gran Bretagna, Germania e Cina e che il profilo più attivo, dopo i maschi di età compresa tra i 35 e il 45 anni (38%), è quello della generazione dei Millennials (età inferiore ai 35 anni, 30%).
Un’opportunità da cogliere al volo: il 60% delle menzioni riguarda, infatti, condivisioni di foto, consigli su abbinamenti culinari e richiesta di suggerimenti per un viaggio a tema in Italia, “confermando i social network come i veicoli migliori per intercettare la domanda, anche attraverso gli influencer di settore”.
Si compra nei negozi specializzati, ma anche online
Relativamente alle modalità d’acquisto, nonostante la maggioranza del campione prediliga i negozi specializzati, un 30% degli acquirenti sceglie l’online, il che suggerisce ai produttori di considerare un sito di e-commerce da aggiungere alla distribuzione offline. L’External Data Intelligence Analysis di 3rdPLACE ha evidenziato una chiara mancanza del prodotto “vino italiano” nelle maggiori piattaforme di e-commerce mondiali. Negli Usa, il vino italiano rappresenta solo l’1% dell’offerta complessiva, in Gran Bretagna il 2% e in Germania il 13%.
3rdPLACE ha inserito nella ricerca il Sales Estimator, un simulatore capace di fornire un’indicazione di massima del fatturato generabile da un produttore di vino nel caso fosse presente in una delle vetrine di e-commerce più utilizzate.
Il Prosecco stacca tutti
La tipologia di vino italiano più menzionata nei quattro mercati esteri considerati è di gran lunga il Prosecco Valdobbiadene con il 25% del totale. Seguono a una certa distanza
- il Barolo – 13%
- il Chianti – 11%
- il Franciacorta 6%.
Poca notorietà per i vini del centro Sud. Infine, la ricerca segnala che nel periodo natalizio si evidenzia un picco di menzioni superiore di almeno tre volte la media a cui corrisponde un incremento del trend di ricerca sul prodotto, ovvero una crescita della propensione all’acquisto.
“Le vendite di vino italiano nei Paesi in cui è più conosciuto e apprezzato – afferma Claudio Zamboni, Co-founder e Partner di 3rdPLACE – hanno delle enormi potenzialità di crescita. Solo chi saprà interpretare correttamente i segnali provenienti dagli Open Data potrà vincere in un mercato estremamente competitivo come quello del vino”.