Andar per alberghi. E annesse terrazze. Per aperitivi. Nell’ora giusta, quella del tramonto. E del ponentino. Che ancora spira, quando spira. È ormai una tendenza sempre più in voga. Specie d’estate. Che per Roma significa spingersi fin verso ottobre inoltrato. Per ritrovarsi sulla terrazza di un grande albergo romano, in compagnia dei propri amici. Non è solo un’esperienza da fare ma una pratica da attuare e rendere seriale. E naturalmente serale. Quotidianamente. Al di là e ben oltre il solito “baretto” livello strada e fronte auto. Puntare in alto, dove la vista è più larga. E panoramica ed insieme anche uno stile di vita, per chi ambisce ad orizzonti più vasti. A 180 ma anche a 360 gradi, più spesso. Rifugi necessari in una città di fatto internazionale e per sentirsi cittadini del mondo in una Roma in quest’epoca nonostante tutto pur sempre “caput mundi”.
Perché l’ora dell’aperitivo a Roma è ormai un rito. Di socialità e, al tempo stesso, di intimità. Fatta di chiacchiere e incontri. Una pausa che spezza la giornata, di ritorno dal lavoro, ma anche dal caldo assillante. Un’occasione per stare all’aperto e riprendere le relazioni di sempre, ora che le vacanze stanno quasi per finire. Un aperitivo dall’alto. Con sguardo panoramico sulla Città Eterna o su scorci di essa. Perché è la terrazza il segno distintivo della Capitale. Come nell’omonimo film di Ettore Scola, anno 1980. O nella Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. Tutto il fermento si consuma in quei metri quadrati. Ed è tornato molto di moda frequentarle. E non solo quelle private, rituale mai decaduto negli anni, ma soprattutto quelle degli alberghi.
Come la terrazza dell’Hussler a Trinità dei Monti, sopra la scalinata di Piazza di Spagna, centro storico che più centro non si può. Hotel di lusso, sguardo lungo via Condotti e poi a perdersi nello skyline romano sopra i tetti a incrociare gli occhi con un dirimpettaio lontano, che domina Roma dalla vetta di Monte Mario, e cioè l’Hotel Rome Cavalieri di via Cadlolo, già Hilton, dove vive e pulsa anche il ristorante La Pergola del rigoroso, nel suo essere perfettamente teutonico, chef Heinz Beck, tre stelle Michelin, l’unico a poterle vantare in città. E definita anche come la “miglior terrazza” di Roma.
Un’altra terrazza affascinane nella sua modernità, con piscina a filo, è quella del Radisson Blu Es Hotel di via Filippo Turati 171, quartiere Esquilino, etnico quanto basta, panorama assai diverso con sguardo sugli scambi e i binari dei treni della Stazione Termini, sulla quale quasi s’affaccia, e – nelle giornate limpide – sulla corona dei colli e delle montagne che circondano la Capitale, con vista a grand’angolo e circolare. Ma ritornando nel centro di Roma, con veduta più raccolta sui tetti della Roma Rinascimentale, c’è la terrazza del Grand Hotel de la Minerve, sull’omonima piazza, con vista sulla cupola del Pantheon e di una Roma un po’ consunta, sdrucita ma struggente quanto romantica.
In zona via Veneto, di terrazze ve n’è più d’una. Come il rooftop del Grand Hotel Via Veneto la strada della Dolce vita felliniana e non soltanto oppure la Terrazza dell’Hotel Eden di via Ludovisi, che è anche un ristorante a stella Michelin, colpo d’occhio altamente scenografico sull’Altare della Patria di piazza Venezia. Oppure, ancora, la terra del ristorante Mirabelle all’interno dell’Hotel Splendide Royal che lo ospita, molto amato dai romani in particolare proprio per l’aperitivo.
E se ci vogliamo invece allontanare dal centro, non bisogna mancare l’appuntamento con Il Fungo dell’Eur, quartiere moderno e storico insieme con i suoi edifici che sono un esempio dell’architettura razionalista, tornato in auge di recente, che si trova al quattordicesimo piano di quella che resta la costruzione più alta e anomala della Capitale. Aperitivi ad alta quota, anche alcolica. Qui si co una vista su Roma spettacolare, che spazia sulla città intera e dai monti al mare.