AGI - A Milano è iniziata la settimana più importante dell’anno. La chiamano “design week”, certo, ma è l’unione profonda delle due anime che caratterizzano una città instancabile, a volte inaccessibile, ma sempre in continuo divenire. La prima è quella del Salone del Mobile, l’altra quella del Fuorisalone. Una, all’interno di Rho Fiera, rappresenta la tradizione artigiana internazionale in cui il know how italiano, tramandato di generazione in generazione, trova da sempre la sua massima espressione.
Tra i padiglioni ci si muove tra i grandi colossi di quella che chiamano “design industry” dove le conoscenze decennali sposano l’innovazione, dove la manualità dialoga con le nuove tecnologie e i materiali si piegano al design. L’altra, invece, è un’esplosione continua di creatività. Si disperde per i quartieri, li contamina e li trasforma tra installazioni, esperienze sensoriali e talk. È concettuale ma anche fisica. Sorprende ma fa riflettere.
Il laboratorio del futuro
Dal 17 al 23 aprile Milano diventa, come suggerito dal tema di questa edizione, un vero “laboratorio del futuro” dove designer, artisti, artigiani e architetti presentano quelle opere destinate spesso a diventare tendenze e mode.
Gli organizzatori spiegano che il fil rouge in cui si sono mossi espositori e artisti, in un anno di ri-partenze e r-incontri, è quello di immaginare “il futuro, in relazione all’unicità dei tempi in cui viviamo”.
Quello di quest’anno, perciò, “è un laboratorio che diventa occasione di confronto per costruire idee alternative attraverso momenti di dialogo collettivo, per mettere a fuoco opportunità e criticità, ma anche contraddizioni” di una società che si sta risvegliando dopo pandemia e crisi economiche. Il tutto con la volontà di provare a mettere sul tavolo “un metodo di lavoro condiviso”. Ovvero la giusta modalità “per costruire nel presente soluzioni per permetterci un futuro che potrebbe altrimenti diventare miraggio”.
Circolarità, sostenibilità, ambiente. Dalla Torre Velasca, simbolico edificio dello skyline milanese, pronta a far vivere un’esperienza digitale totalmente progettata dalla designer Elena Salmistraro, all’orto botanico che anche quest’anno ospita un progetto di Eni tutto dedicato alla mobilità, a testimonianza dell’impegno dell’azienda verso il traguardo zero emissioni nette entro il 2050.
Nel “Tortona district”, invece, da non perdere il ritorno di “We will design” il format che Base ospita da diversi anni con esposizioni, workshop e appuntamenti che, quest'anno, abbracciano le dimensioni racchiuse nell’acronimo I.D.E.A. - Inclusione, Diversità, Equità e Accessibilità. Ma questa è solo la punta di un iceberg che nasconde centinaia di altri appuntamenti, stimoli, iniziative. L’importante è girare, scoprire, contaminarsi.
A completezza di ciò si aggiungono i numeri. Gli 800 eventi, come detto, sparpagliati nei vari distretti cittadini. L’indotto generato, oltre 220 milioni euro. I visitatori attesi, più di 325mila. Gli alberghi, quasi tutti esauriti, con punte del 95% tra il 17 e il 20 aprile. Così poche possibilità che molti milanesi, per guadagnare qualche soldino extra, hanno aperto le loro case e i loro appartamenti.
Soprattutto a chi viene dall’estero, il 65% del totale, in crescita rispetto allo scorso anno. Le stime sono quelle delle Confcommercio lombarde ma la sensazione in città, tra euforia e voglia di brindisi e incontri, è quella delle grandi occasioni. Anche quest’anno non. Mancheranno infine le iniziative speciali.
Ci saranno ancora una volta gli ‘e.Reporter’ 100 studenti provenienti dalle facoltà Disegno Industriale e Architettura del Politecnico di Milano che racconteranno, con occhio esperto, tutto quello che accade durante la design week. Ma torna anche il ‘Fuorisalone Award’, il premio dedicato agli eventi più memorabili. Sarà difficile scegliere in questo mare magnum di proposte, spunti e condivisioni. Insomma, Milano è pronta, ancora una volta, a fare tendenza e a diventare capitale del design. E a mettere l’Italia al centro dei riflettori del mondo.