AGI - Ogni giorno una novità. Il caffè e le sue proprietà non smettono mai di fare notizia. Questa volta tocca alla caffeina, sui cui effetti le opinioni sono spesso controverse. Cosa fa effettivamente?, si chiede il Guardian. Tiene svegli? Neutralizza il sonno? Dà energia ed è un corroborante nelle prestazioni sportive? Quanto se ne può bere? Due o tre caffè al giorno ha gli stessi effetti d’una droga? Interrogativi, molti. Ma le risposte?
Scrive il quotidiano di Londra che a dire il vero “gli effetti possono iniziare prima ancora di prenderne un sorso” perché “il solo inalare il profumo del caffè può migliorare la memoria e stimolare la vigilanza”, secondo i risultati d’uno studio datato 2019, testato su 80 giovani 18-22 anni.
Una ricerca del 2018 sostiene, invece, che le persone che ne hanno inalato il profumo “hanno ottenuto risultati migliori nei test relativi al ragionamento analitico”. Ma se il solo annusarlo produce questi effetti, com’è invece bere un caffè vero e proprio? "C'è la possibilità che abbia un effetto placebo", afferma il dottor Mike T. Nelson, ricercatore specialista delle prestazioni che ha di recente sottoscritto la posizione dell'International Society of Sports Nutrition sul caffè: sotto l’effetto della caffeina di una tazza di caffè le nostre prestazioni migliorano. Anche solo 10 minuti dopo l’ingestione mentre 45 minuti dopo si ha il picco di concentrazione nel sangue. Insomma, “la caffeina agisce come stimolante del sistema nervoso centrale, rendendo più vigili e concentrati, ma potenzialmente anche più irritabili e ansiosi” perché è “uno stimolante dell’umore”.
Una recente ricerca del 2020, applicata a ciclisti dilettanti, ha certificato che “il caffè ha migliorato le prestazioni in media dell'1,7%”: potrebbe non sembrare molto, ma ciò è un grosso problema anche per gli atleti moderatamente competitivi, chiosa il quotidiano. Perché? “Per agli atleti che lo usano esclusivamente per migliorare le prestazioni, il consiglio è di assumere la caffeina sotto forma di pillola, perché possono controllare meglio gli effetti della sua assunzione”.
In ogni caso, il modo in cui lo si beve “fa la differenza”.
Ovvero, le miscele più scure, oltre ad aver meno caffeina, “tendono a contenere meno antiossidanti e livelli più bassi di acido clorogenico, composto che può proteggere il corpo da infiammazioni e danni cellulari”. Quando si macinano i chicchi non ha importanza, ma lo ha quanto li si macina, perché “una macinatura più fine rilascia più polifenoli, dando effetti leggermente più benefici”. Il caffè filtrato attraverso la carta può essere più salutare del caffè fatto con un filtro metallico (in una caffettiera, ad esempio) o senza filtro.
Uno studio pubblicato nel 2020, che ha analizzato oltre 500 mila bevitori sani di caffè per circa due decenni, ha rilevato che “coloro che bevevano caffè filtrato avevano tassi più bassi di malattie arteriose e di morte”. Gli autori hanno concluso che le sostanze contenute nel caffè che possono aumentare il colesterolo Ldl – quello “cattivo” – “possono essere rimosse utilizzando un filtro”; sostengono anche che una tazza di caffè non filtrato contiene in genere circa 30 volte la concentrazione delle sostanze che aumentano i lipidi rispetto al caffè filtrato.
Alla fine, la raccomandazione qual è? “Fino a tre tazze al giorno probabilmente vanno bene, filtrate se possibile, tostate scure se si sta cercando di ridurre la caffeina, ma leggere se si cerca di trarre beneficio dagli altri ingredienti”. “Distanziandole al mattino” e cercando di “lasciare uno intervallo decente” dopo l'ultima tazzina “prima di andare a letto”…