AGI - Probabilmente il principale di ciascuno di noi dispone di dati sufficienti sulle nostre attività digitali per ottenere una esatta fotografia della nostra giornata lavorativa, senza per questo dover “utilizzare alcun software di monitoraggio speciale”.
Lo scrive il Washington Post secondo il quale “le app connesse alla rete comunemente utilizzate come Zoom, Slack e Microsoft Office offrono ai manager la possibilità di trovare qualsiasi cosa, dal numero di riunioni video a cui hai partecipato attivamente, a quanto hai chattato online con i colleghi e al numero di documenti hai salvato nel cloud”.
Violazione della privacy? La domanda è un’altra: questi frammenti della giornata digitale di un lavoratore sono una rappresentazione esatta della quantità di lavoro svolto dai dipendenti? La risposta, secondo gli esperti di lavoro e della privacy, è che i dati di queste app di lavoro dovrebbero essere considerati “solo una minima parte nell’ambito di un quadro più ampio della produttività dei dipendenti”.
Però di fronte al fatto che centinaia di migliaia di persone hanno adottato nuovi modi di lavorare durante la pandemia, trascorrendo diversi giorni o tutta la settimana lavorativa a casa, i datori di lavoro hanno cercato nuovi modi per gestire e garantire la produttività, con un numero crescente di loro che si sono rivolti a software di sorveglianza, tant’è che, all'inizio del 2022, “la domanda globale di software per il monitoraggio dei dipendenti è aumentata del 65% rispetto al 2019, secondo la società di sicurezza Internet e diritti digitali Top10VPN.
"Misurare la produttività in base ad attività di superficie come i 'messaggi inviati' ci offre una visione straordinariamente limitata dei contributi di una persona alla propria organizzazione", ha affermato Brian Elliott, vicepresidente senior di Slack e leader esecutivo del consorzio guidato da Slack incentrato sul futuro del lavoro, ma ciò “non solo è arbitrario, di solito è pure controproducente".
Anche perché, come testimoniano diversi esperti di luoghi di lavoro, i dati non rappresentano correttamente la produttività di un lavoratore. Attività come il tutoraggio della persona, il tempo per fare brainstorming, l'abbozzo di un piano o l'utilizzo di software offline non verranno visualizzate nei dati. E misurare la quantità potrebbe sminuire la qualità del proprio lavoro o delle interazioni.
La realtà, secondo un’opinione diffusa, è che "ci siano molti esperimenti in corso e nessuna trasparenza" mentre bisognerebbe dire ad alta voce e in anticipo cosa si stà monitorando e per quale scopo. Sarebbe la cosa più giusta da fare.