S iamo cresciuti evitando la noia. Ci hanno spronato a giocare, a divertirci, a studiare, a coltivare hobby, a impegnarci in qualcosa. Qualsiasi cosa. Tutto fuorché abbandonarsi alla noia. Eppure annoiarsi fa bene. Lo dicono gli scienziati che oggi riabilitano il contrastatissimo sentimento con studi su studi, i quali sostengono che chi si arrende alla noia aumenta la propria creatività e reprime i sentimenti aggressivi.
Non solo. La noia può rappresentare un importante campanello d’allarme che ci indica che abbiamo bisogno di un cambiamento. Certo, non bisogna esagerare e scadere nell’inettitudine, ma una giusta dose di noia è una buona cosa. Lo sapeva bene Giacomo Leopardi che la definiva “il più sublime dei sentimenti umani”. Quello che nessuno sapeva fino a poco tempo fa, però, è che la noia sarebbe diventata un vero e proprio business.
Nel 2017, il New York Times ha osservato che la noia stava vivendo "un momento letterario". Secondo Quartz, nel database dell’Istituto Nazionale di Sanità si contano 7.138 studi relativi a questo tema. I titoli più in vista di libri e studi scientifici riportati nel 2019 da Google sono 12.300. L’interesse per la noia sembra strettamente collegato alla cultura tecnologica. Possiamo fare acquisti 24 ore su 24, e viviamo bombardati da social media e intrattenimento in streaming. L'informazione è ovunque. Il messaggio sembra chiaro: non dobbiamo più annoiarci. Eppure, un americano in media si annoia 131 giorni in un anno, mentre un bimbo pronuncia 4 volte al giorno la frase “Mi annoio”. Ma è davvero un male?
Uno studio della Australian National University, pubblicato nel marzo 2019 sulla rivista Academy of Management, ha esaminato gli effetti della noia sulla generazione di idee e sulle emozioni negative come rabbia e frustrazione. I ricercatori hanno osservato come la noia aumenti la creatività e la produttività. Non fare nulla ci orienta verso ciò che è già intorno a noi, che a sua volta ci ri-orienta. La nostra stessa idea di produttività, osserva Quartz, si basa sull'idea di produrre qualcosa di nuovo, mentre non tendiamo a vedere la manutenzione e la cura come produttive allo stesso modo”.
Ma come ci si annoia nel modo giusto? Come fanno gli olandesi. Il consiglio arriva da Stuart Heritage, del Guardian: “Smetti di fare tutto adesso. Congratulazioni, hai appena fatto un niksen”. Si tratta di una parola olandese che significa letteralmente “non fare nulla o essere ozioso”. Consiste nell’operare su di sé un rilassamento mentale e abbandonarsi a digressioni fantasiose, il dolce far nulla si può tradurre in guardare fuori dalla finestra e rimanere in contemplazione, ascoltare della musica a letto o ancora passare un fine settimana lontano dalla tecnologia. Ma in generale, allontanarsi da ciò che si fa nella quotidianità.
Il far nulla olandese, sottolinea il sito Green me, non significa rimanere come automi fermi immobili, ma piuttosto ricrearsi un angolino durante la giornata in cui lasciare fuori le preoccupazioni e spezzare la routine. Quest’arte però non si impara dall’oggi al domani, perché pochi sanno apprezzare realmente il significato del non far niente. Questo succede perché siamo abituati a vedere il far niente come un aspetto negativo che fa rima con apatia, depressione, al contrario va visto in chiave positiva come qualcosa che riesce a migliorare la qualità della nostra vita.
Diverso è il caso dei bambini: Un bimbo annoiato presto o tardi vorrà fare qualcosa. Colorare, costruire, distruggere. Tutte attività strettamente collegate alla creatività. Ma il successo o meno dell’impresa dipenderà molto dai genitori. Mamma e papà hanno un ruolo, che è quello di capire che le soluzioni o le proposte veloci e pre-confezionate non funzionano. E, soprattutto, che la creatività richiede spazio, tempo, materiali e la possibilità di combinare pasticci (entro certi limiti).