D ivertenti, colorate e soprattutto numerose: le emoji sono una delle più diffuse nuove forme di comunicazione, anche perché hanno il pregio di saper raccontare i nostri stati d’animo attraverso un solo simbolo. Non a caso ogni giorno 60 milioni di ‘faccine’ vengono postate sulle bacheche di Facebook e oltre 5 miliardi sono usate su Messenger. Se il loro successo è assicurato nella vita privata, dei dubbi sorgono, invece, per quanto riguarda la sfera lavorativa. Quanto funziona una emoji in una e-mail di lavoro? Stando ad uno studio condotto dai ricercatori dell'università Ben-Gurion del Negev in Israele, molto poco.
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Al lavoro uno smiley può essere scambiato per incompetenza
Mandare in una e-mail di lavoro una emoji, anche se esprime gioia o un sorriso, può essere dannoso. In base allo studio dei ricercatori la ‘faccina’ confonde la condivisione delle informazioni e in alcuni casi può far pensare ad un’incompetenza professionale. “I risultati che abbiamo raggiunto con la nostra ricerca - spiega all’Indipendent la dottoressa Ella Gilkson - mostrano che i sorrisi, le risate e i simboli di approvazione mandati attraverso gli smiley non aumentano, contrariamente a quanto avverrebbe in un incontro diretto, la percezione di calore e di coinvolgimento, anzi riducono la percezione di competenza dell’interlocutore”.
La ricerca - pubblicata sulla rivista Social Psychological and Personality Science - è stata realizzata dai ricercatori dell’università di Ben-Gurion, di Haifa e di Amsterdam, attraverso una serie di esperimenti su 549 soggetti, provenienti da 29 diversi Paesi. I partecipanti hanno dovuto leggere una serie di e-mail di lavoro provenienti da sconosciuti, alcune con le emoji e altre senza, e successivamente darne una valutazione in termini di calore e competenza professionale.
"Lo studio ha anche scoperto che quando i partecipanti sono stati invitati a rispondere alle e-mail su questioni formali, le loro risposte erano più dettagliate e contenevano più informazioni se non avevano smiley", ha raccontato Glikson. Inoltre dallo studio è emerso che la reazione ad un’emoji, contenuta in una e-mail di lavoro, nasce anche da un pregiudizio che discrimina le donne. Durante l’esperimento, quando il sesso del mittente di posta elettronica era sconosciuto, i destinatari presumevano quasi sempre che la mail fosse stata inviata da una donna.
Ecco quali sono le emoji più usate
In occasione del World Emoji Day del 17 luglio 2017 sono stati resi noti i dati delle emoji più usate dagli utenti di Internet. Al primo posto c’è la faccina con le lacrime di gioia, postata più di 332 milioni di volte in un mese, seguita da quella con gli occhi a forma di cuore (254 milioni) e dalla emoji che manda il bacio a forma di cuore (oltre 160 milioni).
In arrivo 67 nuove ‘faccine’ per il 2018
L’Unicode Consortium, l’organizzazione designata all’approvazione di nuovi pittogrammi, ha già provveduto a confermare una bozza di proposta per le nuove emoji del 2018. Lo ha annunciato - scrive La Stampa - il presidente Mark Davis durante l’incontro trimestrale del comitato tecnico del consorzio.
Tra le nuove Emoji proposte per l’inclusione ci sono varie tipologie di smiley, da quella blu con le stalattiti sul volto (utile per indicare prontamente ai soccorsi un principio di congelamento in alta montagna) a quella con la scritta OK al posto degli occhi e un sorriso isterico, passando per la faccina festaiola e quella piena di cuoricini.
Tra gli animali fanno il loro ingresso il canguro, il lama, il pavone, l’ippopotamo, il pappagallo, l’orsetto lavatore, la zanzara. Le icone a tema professionale strizzano l’occhio alla scienza: ci saranno la Piastra di Petri (il contenitore che si usa nei laboratori per le colture cellulari) e il DNA.
Buona notizia anche per chi ha i capelli bianchi, rossi o una pettinatura afro: nei prossimi mesi dovrebbe arrivare la conferma dei nuovi codici di modifica che permetteranno di scegliere tra un set più vasto di capigliature con cui agghindare la emoji antropomorfe.