N on si trucca, a malapena si prende la briga di domare una imponente massa di ricci (e si vede), eppure guida uno dei colossi della moda internazionale e gli fa macinare miliardi. Francesca Bellettini è italiana (di Cesena, per la precisione) e non parla francese. Ma Yves Saint Laurent le ha messo in mano una casa di moda che, dopo l'abbandono improvviso del direttore artistico Hedi Simane, sembrava diretta a tutto vapore verso gli scogli. E non sarebbe stato un naufragio di poco conto, visto che al gruppo Kering fanno capo non solo la casa madre YSL, ma anche Gucci e Bottega Veneta.
Ma chi è questa 47enne alta e magra che indossa solo ed esclusivamente YSL con la semplicità con cui porterebbe il maglioncino preferito e un po' consumato?
Niente famiglia ben introdotta, innanzitutto, ma una formazione solida e abbastanza standard per i manager della sua generazione. Leggasi: Bocconi. Francesca Bellettini, racconta il New York Times, è la più piccola di tre sorelle. Suo padre era contabile in una compagnia di legname; sua madre un amministratore scolastico. Ha studiato economia e business administration alla Bocconi e all'ultimo anno ha trascorso cinque mesi all'Università di Chicago.
Dopo la laurea, si è trasferita a New York per un programma di formazione con Goldman Sachs, poi a Londra per lavorare con il suo team italiano di fusioni e acquisizioni.
La svolta viene con la banca d'investimento Deutsche Morgan Grenfell a Londra, dove aiuta a lanciare accordi per case di moda di lusso, e incontra Patrizio Bertelli, amministratore delegato del Gruppo Prada che nel 1999, le offre un posto nella nuova divisione di sviluppo del business di Prada.
Un'opportunità, per lei che ha sempre amato la moda, ma anche un sacrificio, visto che va a guadagnare la metà. La spinta definitiva ad accettare gliela danno le parole del padre: "Ventinove anni è un po' presto per scegliere un lavoro per soldi: fa' quello che vuoi".
Dopo Prada, passa a Helmut Lang, a Gucci e poi a Bottega Veneta, dove è direttrice della comunicazione e del merchandising, E' qui che la nota Francois-Henry Pinault, ceo di Kering che la chiama a Parigi un venerdì pomeriggio e le chede se vuole guidare Yves Saint Laurent.
Cosa ha fatto
Bellettini dà un'occhiata e conclude che la società deve investire e stimolare la crescita o iniziare le operazioni di smantellamento e di fatto dimezzare le proprie dimensioni. La scelta cade sulla prima opzione e la diversificazione diventa la chiave per il successo. Oggi solo il 19% delle vendite YSL proviene dal prêt-à-porter: il 59% dalla pelletteria, il 14% dalle scarpe e il resto da articoli vari come gli occhiali.
La flessibilità è stata un'altra carta vincente. Quando il numero di turisti cinesi in arrivo a Parigi è precipitato in seguito agli attacchi terroristici nel gennaio e nel novembre 2015, Saint Laurent ha focalizzato la propria attenzione sui negozi parigini per attrarre clienti con sede in Francia e incrementare il business in Cina.
Quando Simane ha lasciato la casa di moda, ha reclutato il 38enne semisconosciuto Anthony Vaccarello - un belga di origini agrigentine - per sostituirlo perché era rimasta colpita da come nei negozi e sulle riviste le sue creazioni di pronto-moda venissero accoppiate ad accessori YSL. Con lui - oggi autentico braccio destro - si è lanciata in campagne azzardate come quelle che hanno spinto una commissione di vigilanza a bocciare come sessista due manifesti pubblicitari. Azzardate, ma vincenti, visto che le vendite hanno raggiunto quota 1,5 miliardi di euro con un incremento nel 2017 del 25,3% rispetto al 2016.
Vita privata e pubbliche virtù
Vive in un appartamento sulla Rive Gauche che funge da centro creativo dell'azienda. Suo marito, un uomo d'affari con cui condivide l'esistenza da 20 anni, vive a Milano. Parlano quasi tutti i giorni, vanno in vacanze e trascorrono alcuni fine settimana insieme, ma raramente appaiono in pubblico.
Tre mattine a settimana correre 10 chilometri lungo la Senna o fa kickboxing con un personal trainer. Dedica 90 minuti ogni lunedì mattina a una lezione di francese e talvolta rimane fino a mezzanotte a studiare grammatica.
Il suo motto suona un po' come un grido di battaglia: "Devi sapere dove vuoi andare. E devi comportarti come se fossi già lì".