R oma - Minacciata con una pistola, chiusa in bagno e derubata di tutti i suoi gioielli dal valore complessivo di 9 milioni di euro: se Kim Kardashian ha vissuto quest'esperienza traumatica in un lussuoso hotel di Parigi la colpa non è solo del suo bodyguard, che ieri sera era a cena con le sorelle della starlette, anche loro nella capitale francese per la fashion week. La responsabilità è sopratutto dell'albergo che non ha fornito un'adeguata rete di protezione. E non si tratterebbe solo di un'organizzazione superficiale: le falle, gli errori, così come le dinamiche, fanno pensare a un colpo preparato da tempo con tanto di basista. Non ha dubbi Carlo Biffani, esperto di sicurezza internazionale e direttore generale della Security Consulting Group, che spiega all'Agi: "Quando una persona di quel livello di notorietà alloggia in una città nella quale è ospite, lo fa sempre avvalendosi di un doppio dispositivo di security. Uno dovrebbe essere il proprio, costituito da professionisti che ne conoscono le esigenze e con i quali ha stabilito un rapporto di fiducia assoluta. L’altro dovrebbe invece essere quello fornito dalla location in cui alloggia, che, a questi livelli, è sempre dotata di sistemi di controllo e di vigilanza adeguati".
Il compito del team leader, spiega Biffani, "è proprio quello di valutare le criticità, analizzare il contesto ed ottimizzare l’interazione fra il proprio dispositivo (quello del VIP) e quello con cui ci si troverà ad interagire localmente".
Per farlo al meglio "in genere si arriva con qualche giorno di anticipo e si controlla tutto, svolgendo di fatto una valutazione globale. Si prende contatto con il responsabile della security dell’albergo o del residence, si verificano gli standard di sicurezza propri dei siti nei quali il cliente alloggerà e lavorerà, si controllano percorsi ed itinerari e si fanno sopralluoghi filmati e foto dei differenti luoghi nei quali ci si dovrà recare. Una volta raccolto il materiale si organizza un brefing con il proprio team e si condividono le informazioni assegnando incarichi e disposizioni. L’emanazione di procedure, Il coordinamento e la condivisione delle informazioni sono aspetti essenziali senza i quali il risultato non è mai all’altezza del rischio che ci si propone di mitigare".
"Trovo davvero strano - continua l'esperto - che a fronte dell’ammontare di un valore di diversi milioni di euro, cifre sarà bene ricordarlo, che non sono reperibili neppure negli atelier dei più quotati gioiellieri al mondo, non fossero state predisposte misure di protezione adeguata. Il deposito di oggetti dal valore così ingente presuppone l’osservanza di una serie di procedure e di disposizioni che sono estremamente severe ed accurate".
Per Biffani, "non dovrebbe bastare presentarsi con divise della Polizia per avere accesso all’area nella quale si trova l’ospite ed il patrimonio in gioielli del quale si discute. Gli oggetti di valore dovrebbero essere protetti e vigilati e non dovrebbero trovarsi nello stesso ambiente nel quale dimora il VIP proprio per evitare tentativi di sequestro od azioni violente nelle quali il cliente potrebbe rimanere coinvolto come è stato in questo caso. Dovrebbe essere stabilito un contatto diretto con le locali Forze di Polizia così da poter verificare in tempi rapidissimi la veridicità di una loro visita, che per altro mai può avvenire negli orari in cui sembrerebbe accaduto il fatto".
Troppi dettagli lasciati al caso, troppe lacune, al punto da destare sospetti: "Tutto lascerebbe supporre una preparazione adeguata ed uno studio della situazione sul terreno e degli aspetti tattici, fatto questo che lascerebbe immaginare il contributo di un basista ed un colpo preparato da tempo".