Tante domande, accatastate tutte insieme, una dopo l’altra. E alla fine poche risposte, raggruppate in macrotemi, con le questioni più spinose prontamente evitate sfruttando l’effettiva mancanza di tempo. Si è risolto così l’attesissimo incontro tra Mark Zuckerberg e i leader dei gruppi politici del Parlamento europeo, svoltosi martedì pomeriggio a Bruxelles, e officiato da un Antonio Tajani, presidente dell’europarlamento, estremamente attento a difendere il suo ospite dagli attacchi spazientiti di alcuni dei politici presenti. Una attenzione ricambiata dai lunghi, intensi sguardi del giovane Ceo.
Ma che ha detto alla fine Zuckerberg? Nulla di molto diverso da quanto già sentito nelle audizioni tenute di fronte al parlamento americano o in altri frangenti, dopo lo scandalo Cambridge Analytica. Le domande sono state anche in questo caso un minestrone che ha messo assieme fake news, privacy degli utenti, censura di contenuti sulla piattaforma, bullismo, rischio di monopolio, e via dicendo, anche se non sono mancate richieste e interrogativi precisi proprio sulla questione dei dati. Interrogativi e richieste che però non hanno trovato risposte altrettanto puntuali.
Le maggiore novità dell’intervento di Zuckerberg riguardano, non a caso, le dichiarazioni fatte sul nuovo Regolamento europeo sulla privacy (GDPR). Facebook sarà completamente conforme alle nuove norme Ue già dalla loro data di piena applicazione, prevista il 25 maggio, ha assicurato il fondatore del social network. “Abbiamo una grossa squadra di persone che ci stanno lavorando”, ha precisato, aggiungendo che una buona percentuale di utenti europei avrebbe già visionato le nuove impostazioni e sarebbe passato attraverso la trafila di avvisi.
Rispetto invece alle misure adottate dopo lo scandalo Cambridge Analytica, Zuckerberg ha spiegato che già i cambiamenti presi nel 2014 impedivano alle app di accedere alla quantità di dati cui aveva avuto accesso il ricercatore che passò poi le informazioni alla società di campagne politiche. “Ma molte app usavano il sistema da prima del 2014 - ha precisato il Ceo - e quindi stiamo indagando su queste. Ne abbiamo già tolte duecento dalla piattaforma, ci vorranno ancora dei mesi ma vi anticipo che altre app verranno tolte. Abbiamo comunque cambiato atteggiamento e ora non aspettiamo più le segnalazioni dalla comunità ma indaghiamo ogni volta che qualcosa non va”.
Sulle elezioni e il rischio di manipolazioni, sollevato da varie domande dei parlamentari Ue, Zuckerberg ha detto che la piattaforma userà una combinazione di strumenti automatici e di personale per identificare account falsi, e che aumenterà la trasparenza sulle pubblicità politiche.
“Nei prossimi 18 mesi ci sono varie elezioni in Europa e anche in altri Paesi; in passato siamo stati lenti a identificare operazioni di interferenza sulla nostra piattaforma ma in futuro renderemo le pubblicità più trasparenti, si potranno vedere tutti gli ads inviati da un soggetto politico ai diversi pubblici. Lanceremo questo strumento quest’estate”.
Zuckeberg ha poi detto di voler investire di più in Europa, e come già nelle audizioni americane ha specificato di non essere contrario a delle regole in linea generale: “dipende però da quali sono e comunque non dovrebbero frenare l’innovazione”.
Rispetto a chi gli ha chiesto invece dettagli sui dati degli utenti, in particolare sulla effettiva separazione fra i diversi servizi e le rispettive informazioni (Facebook e Whatsapp); o sulla possibilità per gli utenti di poter rifiutare le pubblicità targettizzate; o su come sono gestiti i dati raccolti sui non iscritti (gli shadow profile, rispetto ai quali ancora una volta Zuckerberg ha ribadito che sono raccolti per questioni di sicurezza, restando nel vago), il Ceo del social è stato evasivo e anche grazie al poco tempo a disposizione ha evitato di rispondere.
Nel complesso alcuni parlamentari europei sono stati precisi e sul punto, chiedendo al Ceo la possibilità per gli utenti di sfuggire alla profilazione; di sapere di più come sono usati i dati, o come sono incrociati (fra tutti, ricordiamo Jean Philipp Albrecht e Jean Lambert), ma il format era tale da permettere a Zuckerberg di scegliere, nei pochi minuti finali, le domande a cui rispondere. E di uscirne ancora una volta illeso.