Creare un ecosistema di tecnologie smart al servizio delle persone? La risposta è il 5G e sarà una società cinese a portarla in Italia. Zte, tra le prime quattro società di telecomunicazioni al mondo, rivale numero uno di Huawei, investirà nel nostro Paese 600 milioni di euro nei prossimi cinque anni. Come verranno spesi questi soldi? Una parte sulle reti della nuova tecnologia, un’altra sullo sviluppo di IoT (internet delle cose) e delle smart cities - città del futuro dotate di parcheggi e illuminazioni intelligenti (Zte le sta già realizzando a Brescia). Di più: molti investimenti saranno destinati alla formazione di giovani talenti e alla creazione di centri di ricerca e sviluppo. Tutto ciò non stupisce se pensiamo che il colosso cinese si è aggiudicato la gara per la creazione delle reti infrastrutturali 5G in alcune città del centro Italia. Non le svilupperà da sola ma con Wind Tre e Open Fiber. In via sperimentale – per ora.
"Il 5G è una tecnologia aperta che cresce nel mercato delle infrastrutture: vogliamo dare un contributo strategico agli operatori italiani, creare la domanda, formare i clienti, e superare il digital divide". Lo ha detto Hu Kun, Ceo Zte Italia e presidente Zte Europa, intervenuto alla conferenza "New techologies and Italian talents, the 5G development, the future present" organizzata da Zte Italia a Roma. La multinazionale ha un ottimo posizionamento nello sviluppo delle reti 5G in Cina, dove la fibra a banda larga è fondamentale per potenziare i settori di punta nella "nuova era" cinese annunciata dal diciannovesimo Congresso del Pcc. L'innovazione per i cinesi è un settore strategico. Il know how, in alcuni casi, da oggi saranno loro a portarlo da noi. Zte fa scuola.
Una storia cominciata 30 anni fa
Come ci è riuscita? Con una storia che nasce da lontano, nel 1985, a Shenzhen, nel sud della Cina, polo dell’innovazione a livello nazionale, in 30 anni è diventata una multinazionale con numeri da capogiro: 86mila dipendenti in 160 uffici nel mondo, di cui 30 mila nei centri di ricerca e sviluppo, un giro d’affari di 100 miliardi e un aumento del titolo in Borsa del 150% nell'ultimo anno. Il 2017 si chiude con investimenti di 100 milioni di euro di investimenti – ai quali si aggiungono i 600 destinati all’Italia, scelta da Zte come hub europeo. Il Bel Paese interessa moltissimo al colosso cinese che ha trasformato il nome da ZTE Italy a ZTE Italia. Nei suoi piani di sviluppo l’Italia ha un ruolo strategico: in meno di un anno il numero dei professionisti assunti è passato da 60 a 600 professionisti. Tutti rigorosamente junior. Siamo una "società giovane", ha detto Xiao Ming, vicepresidente del gruppo: "I nostri dipendenti hanno un’età media di 30 anni”.
Lo stesso Hu Kun, alla guida dei progetti di espansione in Europa, di anni ne ha 37 anni, di cui 12 spesi in Zte. Ha girato il mondo, poi si è fermato in Italia e oggi sfoggia un prestigioso titolo di studio alla Bocconi (dove ha appena concluso un Extecutive Master of Business Administration). Ma non parla italiano – ammette. In un’azienda dove lo studio viene prima di ogni cosa, succede che il 12% del fatturato venga investito nei centri di ricerca e sviluppo: 2 miliardi di dollari solo nel 2016, diventando così il secondo gruppo cinese per investimenti in ricerca e società leader per la richiesta dei brevetti.
Puntare tutto sui talenti
Anche in Italia, l’idea è di investire sulla formazione dei talenti. Come? Dalla collaborazione con l’Università di Tor Vergata e con quella dell'Aquila sono nati un Joint Training Center a Villa Mondragone, a Frascati, e un centro di ricerca sul 5G a Prato. L’obiettivo? Formare i futuri ingegneri delle telecomunicazioni. Nel dicembre del 2016 Zte aveva investito 900 milioni per sviluppare la rete mobile di Wind-Tre Italia, aprendo un centro per la ricerca e lo sviluppo nel Mezzogiorno, con la promessa di assumere 2.500 persone. "Wind Tre spenderà in Europa sei miliardi per lo sviluppo delle reti nei prossimi cinque anni", ha detto l’amministratore delegato Jeffrey Hedberg. L’Italia? “Deve imparare a puntare sul volume e sulla qualità, non più sulla concorrenza dei prezzi", ha detto il top manager.