Youtube fallisce l'operazione Netflix. Dal 2019, Originals, il servizio che propone su abbonamento serie tv e film originali, non sarà più a pagamento. Sarà gratuito e interrotto dalla pubblicità. Una sterzata che arriva dopo appena otto mesi.
Originals era stato battezzato a maggio, con un abbonamento che includeva anche Youtube Music (il servizio che incrocia streaming in stile Spotify con un archivio di video musicali e concerti). In Italia è arrivato a giugno, con un prezzo di 11,99 euro al mese per l'intero pacchetto.
Perché Youtube cambia
L'obiettivo – ha spiegato un portavoce di Youtube a Business Insider – è “soddisfare la crescente domanda di un platea globale”. Tradotto: l'abbonamento non ha trovato l'accoglienza sperata, nonostante la richiesta di contenuti originali via web resti solida. Offrire i prodotti gratis vuol dire scommettere su un equilibrio che ancora non c'è. Youtube cerca di attrarre un pubblico per ora limitato (che diventi appetibile per gli inserzionisti) e, allo stesso tempo, prova a conservare parte degli abbonati.
Il servizio a pagamento, infatti, non scomparirà del tutto ma sarà disponibile per chi sia disposto a pagare pur di guardare serie e film senza pubblicità. In pratica si passa da un modello “premium” (pagare è l'unico modo per accedere, come Dazn o Netflix) a uno “freemium” (l'accesso è gratuito e si spende per avere servizi aggiuntivi, come Spotify). I contenuti attualmente disponibili resteranno esclusiva degli abbonati. Ma quelli pubblicati dal 2019 saranno accessibili a tutti.
Cosa vuol dire per lo streaming
La decisione solleva dubbi sull'avvenire di Youtube Premium, l'abbonamento che combina Originals e Music. Senza film, serie e programmi tv, il pacchetto sarebbe in parte svuotato e avrebbe senso solo per chi volesse continuare a vedere i contenuti e ascoltare musica senza pubblicità. Gli altri potrebbero interrompere l'abbonamento o migrare verso il solo servizio di musica in streaming (che costa qualche euro in meno).
La mossa di Youtube conferma quanto sia difficile competere con Netflix e in un mercato sempre più affollato. Apple è in arrivo con la propria piattaforma, probabilmente già dal prossimo marzo. YouTube non divulga il numero di abbonati di Premium, ma è chiaro che una correzione così netta e rapida indichi un successo quantomeno modesto.
Pubblicità contro abbonamenti
Ricalibrare Originals sottolinea anche un altro tema, che non si limita al perimetro dello streaming ma tocca (tra gli altri) social network ed editoria: i servizi nati con un'offerta gratuita e basata sulla pubblicità sono spesso in difficoltà quando provano a proporre soluzioni a pagamento. Youtube, in particolare, non può rinunciare agli enormi incassi proveniente dalle inserzioni. Ma, dando priorità alla pubblicità, rischia di penalizzare gli abbonamenti. Non è solo una questione di incassi: un abbonamento offre flussi più costanti, riducendo oscillazioni, dipendenza dal mercato pubblicitario e dalle sue regolamentazioni.