Le rivoluzioni tecnologiche che impensieriranno di più le autorità politiche mondiali nei prossimi anni riguardano lo sviluppo dell'intelligenza artificiale e le sfide poste al mercato del lavoro dall'espansione della robotica.
Sarà però l'espansione della realtà virtuale e della realtà aumentata ad avere - nel breve periodo - l'impatto più clamoroso sul settore dell'elettronica da consumo. E a investire in questo comparto non sono più solo i colossi della Silicon Valley, come Facebook e Alphabet.
Walmart, il maggior marchio Usa della grande distribuzione, ha annunciato di aver rilevato una piccola azienda, Spatialand, da un anno coinvolta nello Store No. 8, l'incubatore di startup, finanziato dalla catena di supermercati, la cui principale area di ricerca è proprio la realtà virtuale. La fondatrice di Spatialand, Kim Cooper, entrerà nell'organigramma di Walmart mentre Katie Finnegan, che si occupava della supervisione dell'incubatore, diventerà Ceo ad interim della società.
Il ragionamento è semplice. Quali sono le attività principali che le persone saranno più contente di non dover più svolgere di persona? Certo, poter parlare con un ologramma di un amico lontano sembra stimolante ma è probabile che alla maggior parte dei navigatori continuerà a essere sufficiente la videochat.
Ben più interessante sembra invece la possibilità di fare acquisti da casa indossando un visore che ci consentirà di scegliere i prodotti dai banconi come se fossimo nel punto vendita, invece che sulla nostra poltrona. È questa l'intuizione alla base dell'acquisizione di Spatialand, che produce software in grado di creare esperienze di realtà virtuale sulla base di dati ottenuti da luoghi e oggetti preesistenti.
Non si tratta di una novità assoluta. Lo scorso novembre Amazon aveva già presentato un visore in grado di applicare la realtà aumentata allo shopping. Ed è sempre dello scorso novembre l'acquisizione di una startup specializzata in realtà aumentata da parte di Williams-Sonoma, una catena di negozi di mobili. Walmart intende però andare ancora più oltre e offrire ai clienti un'esperienza di realtà virtuale tout-court, con prodotti che non si potranno solo vedere in 3d ma anche "toccare con mano".
Bisognerà quindi attendere un po' per poterci fare un giro tra gli scaffali della catena Usa senza muoverci dalla nostra abitazione ha spiegato Finnegan in un'intervista, sottolineando che le applicazioni alle quali lavora Spatialand non avranno una diffusione di massa prima di cinque o dieci anni. Bocche cucite anche sul dettaglio dei progetti che, ha aggiunto Finnegan, non verranno resi pubblici prima del 2019.