Uber e Lyft, i due colossi statunitensi del trasporto privato con conducente, stanno congestionando il traffico delle città nordamericane più che risolvendone i problemi. Lo sostiene una ricerca, intitolata Fare Choiches, condotta dal Metropolitan Area Planning Council, che ha intervistato 944 utenti di questo genere di servizi. Il 59 percento di loro ha ammesso di usare Uber o Lyft al posto di prendere i mezzi pubblici di Boston, camminare o pedalare, o rinunciare a muoversi.
Have you read our #FareChoices report on ride-hailing in Boston yet? #mapoli #transportation #matranspo https://t.co/tyAQvR9i3H pic.twitter.com/Tcr68uXRMj
— MAPC (@MAPCMetroBoston) 12 febbraio 2018
Non sembra essere un buon segno, almeno per l’amministrazione cittadina: “È allarmante la velocità con cui questi mezzi stanno sostituendo i mezzi pubblici”, si legge nel rapporto.
Più veloce del pubblico
Più di quattro utenti su dieci, insomma, scartano l’opzione mezzo pubblico – una scelta più salutare per l’ambiente e meno problematica per il traffico metropolitano – perché sa di poter contare sull’auto in affitto per brevi tragitti. La percentuale è più alta di quella rilevata da altri studi, che avevano riportato stime “tra il 15 e il 22%”. Il Massachusetts Bay Transportation Authority (Mbta, cioè l’ente di trasporto pubblico dell’area di Boston) aveva invece recentemente pubblicato un rapporto in cui spiegava che il 30 percento delle persone che utilizzano il trasporto pubblico a Boston ne aveva diminuito proprio per via del trasporto a chiamata.
Perché preferire un passaggio dagli autisti di Uber all’autobus? Gli intervistati hanno le idee chiare: “È più rapido”, ha spiegato la maggior parte del campione.
I conti non tornano
Non soltanto traffico ed emissioni. Le preoccupazioni sono anche di natura economica: “Per ogni corsa con i mezzi in affitto l’Mbta perde in media 35 centesimi di dollaro”. Un salasso a cui l’operatore statunitense dovrà porre un freno cercando di “rendersi più competitivo e complementare al servizio privato”, cioè capace di integrarsi. La preoccupazione è comunque anche un’altra, dettata cioè dalla rinuncia a muoversi sulle proprie gambe o pedalando, due opzioni che fanno bene alla salute. Lo studio, che ha rivelato anche la disponibilità a spendere per pagare una corsa con Uber o Lyft anche tra chi è abbonato a autobus e metropolitana, non usa mezzi termini per definire questi servizi commerciali. “Stanno esacerbando – cioè aggravando, ndr – il traffico dell’area di Boston”.
Uber si lancia nel “trasporto pubblico”?
A proposito di mezzi pubblici, Uber ha recentemente lanciato un nuovo servizio – si chiama Pool Express – che sembra assomigliarvi molto. Un algoritmo calcola posizione e tragitti dei conducenti delle auto Uber così che, invece di caricare una sola persona, ne possa guidare di più insieme (a un prezzo minore). La sostanza è questa: l’utente, invece di farsi venire a prendere esattamente nel luogo desiderato, viene invitato a camminare per alcune decine di metri dove troverà un autista ad aspettarlo e, presumibilmente, anche altri utenti pronti a salire a bordo dello stesso mezzo. Proprio come fosse una fermata dell’autobus.
L.A. gets Uber's Express Pool service, which sounds kind of like a bus https://t.co/qWwQ33KOoE pic.twitter.com/w145DEyWBu
— Los Angeles Times (@latimes) 21 febbraio 2018