La Tesla Model X, che lo scorso 23 marzo ha urtato contro una barriera spartitraffico a Mountain View, in California, aveva attivato il sistema automatico. Lo ha reso noto la stessa azienda. L'incidente è costato la vita all'uomo al volante, Walter Huang, ingegnere della Apple, morto poco dopo in un ospedale vicino. Tesla ha spiegato che Huang non poggiò le mani sopra al volante fino a 6 secondi prima dell'incidente, cosa che però non ha impedito che l'auto urtasse contro lo spartitraffico.
L'ingegnere trentottenne "ricevette diversi avvertimenti visivi e uno udibile", avendo circa 5 secondi e 150 metri di visuale distante dal separatore di cemento "ma i registri del veicolo mostrano che non fece alcuna azione". Il sistema di conduzione automaticoè' capace di parcheggiare, frenare e accelerare come se al volante ci fosse qualcuno e consente anche di togliere le mani dal volante per lunghi periodi di tempo, ma richiede ai conducenti di tenere gli occhi sulla strada e le mani sul volante, in modo da poter prendere il controllo ed evitare incidenti. L'autopilota non previene tutti gli incidenti, sostiene Tesla, ma li rende meno probabili.
All'inizio di marzo, un SUV Volvo in modalità di guida automatica e che era stato testato dal servizio di guida Uber, ha investito e ucciso una donna in Arizona. Ora la morte di Huang, la prima di un conducente di un veicolo Tesla in modalità automatica, genera qualche dubbio sulla sicurezza dei sistemi autonomi di conduzione. La Toyota ha sospeso le operazioni con veicoli autonomi nell'area di Dan Francisco (California) e Ann Arbor (Michigan), dove è situato il suo centro ricerche. Waymo, la divisione di Google dedicata alle self-driving car, invece intende proseguire sulla sua strada. Anche perché la concorrenza non è mai stata meno pericolosa.