Più del 90% del contenuto di una bottiglia di prodotto per pulire la casa è formato da acqua. Parte da questa considerazione la battaglia eco-friendly di alcune aziende americane che, per combattere il problema della plastica, propongono capsule piccole e colorate di concentrato di prodotto. Una volta a casa, basterà mettere la capsula in una bottiglia, aggiungere l’acqua secondo quanto riportato dalle istruzioni, agitare e il prodotto è pronto all’uso. E non vale solo per i prodotti per pulire, in commercio ci sono capsule per la cura della persona, prime tra tutte quelle per realizzare il collutorio.
Disidratare questi prodotti trasformandoli in pastiglie fa sì che si possa ridurre il volume dell’imballo e risparmiare sul trasporto che normalmente avviene via nave o camion. A sua volta questo farà sì che anche le emissioni di carburante relative al trasporto si ridurranno
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— Blueland (@liveblueland) April 22, 2019
Introducing our revolutionary cleaning tablet and Forever Bottle.
Join us in the mission to eliminate single-use plastic packaging from our everyday products!
Secondo Vox, se si spedisse solo il principio attivo di un prodotto, si potrebbe sostituire circa il 20 percento degli imballaggi di plastica usa e getta con soluzioni ecologiche. Ad oggi solo il 5 percento della plastica prodotta a livello globale viene riciclato. Nel frattempo i nostri mari si riempiono di plastica e nei Paesi in via di sviluppo, gli involucri delle confezioni invadono le spiagge e i fiumi.Sono diverse le aziende statunitensi che propongono le capsule ‘miracolose’, da Truman’s a CleanPath, passando per Amazon.
Alden Wicker, giornalista di Vox ha provato le pastiglie di Blueland raccontando la sua esperienza sul sito: “Sono onesta, l'estetica è il motivo principale per cui ho scelto Blueland. Lanciato in occasione della Giornata della Terra nell'aprile 2019, tra tutti i detergenti disidratati in commercio era l’unico che non aveva plastica monouso nel suo sistema di ricarica, oltre a vantare un’ottima certificazione. Ho ordinato il kit e, pochi giorni dopo, ho ricevuto una semplice scatola di cartone. All'interno, ho trovato tre flaconi spray infrangibili acrilici con il fondo rosa, giallo o blu caraibico, con su incollata un’etichetta: bagno, multi-superficie, vetro + specchio. Ho riempito le bottiglie con dell’ acqua di rubinetto, ho scartato tre compresse del colore corrispondente, ho messo gli involucri postmodernisti nel cestino del compost e ho lasciato cadere le compresse nelle bottiglie, dove si sono sciolte come antiacidi. Un'ora dopo, ho usato i detergenti leggermente profumati per pulire il mio piano di lavoro e lo specchio e la mia vasca da bagno”.
Poi continua: “Ho davvero cercato di trovare qualcosa di sbagliato nei prodotti e non ci sono riuscita. Blueland ha creato una categoria di acquisto completamente nuova, rosicchiando porzioni di mercato. Ho già provato a realizzare da sola i detergenti e mi sono ritrovata con dei frammenti di vetro nel piede dopo che il mio gatto ha spinto il flacone dal bancone. Inoltre, non credo che l'aceto bianco semplice funzioni come i prodotti di pulizia formulati”.
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— Robyn McCormack (@RobynFMcCormack) August 9, 2019
L’idea del detersivo concentrato e disidratato potrebbe funzionare davvero, eppure il concetto è tutt’altro che nuovo. “Lo facciamo da migliaia di anni. Con tè, caffè e sapone, ad esempio. È solo negli ultimi decenni che abbiamo preso questi oggetti precedentemente eco-compatibili, abbiamo aggiunto dell'acqua raccolta da aree scarse d'acqua; abbiamo inserito nel contenitore aspartame, aroma, profumo e vari altri ingredienti sintetici, li abbiamo messi ii bottiglie di plastica con loghi fantastici e ridicole promesse di salute e spediti in tutto il mondo”.
Secondo la ricerca di Blueland, in una casa americana media entrano circa 30 bottiglie in plastica monouso di detergente in un anno. Ridurle a zero è una buona cosa, ma non sufficiente: nel 2017, il consumo pro capite americano di acqua in bottiglia è salito di nuovo a 159 litri. In Europa, le bottiglie di plastica per bevande sono il rifiuto più comune trovato nei corsi d'acqua.