AGI - L’intelligenza artificiale ‘for dummies’ nel libro di Matteo Di Michele, italiano trapiantato negli Usa da molti anni con una brillante carriera in una multinazionale che ha deciso di mettere a disposizione in modo semplice ma esaustivo la sua esperienza e le sue conoscenze nelle 294 pagine di ‘Roboetica’.
Non che, spiega, negli Usa si parli molto di più che in Italia del tema. “Il dibattito pubblico manca anche qui, il legislatore è assente e la letteratura e la fantascienza hanno creato un’interpretazione dell’intelligenza artificiale che è molto diversa dalla realtà”.
Di Michele ha le idee chiare: “AI può essere la più grande occasione per l’umanità ma anche la peggiore sciagura, dipende dall’utilizzo che se ne farà ma per prima cosa bisogna uscire da una serie di fraintendimenti. Un grosso problema è che non esiste ancora un linguaggio adeguato, si dice per esempio ‘AI ha deciso’, come se si parlasse di una persona ma non è così”.
Eccoli allora quelli che definisce i “fraintendimenti”. “Quando si parla di AI il pubblico pensa che si tratti di un robot che magari vuole uccidere tutto invece è solo un modello statistico che non ha idee, non ha sogni, è solo una macchina calcolatrice. Poi va capito il concetto di intelligenza che gli viene accostato. AI ha zero intelligenza se questo significa capire il mondo ma è già molto più intelligente dell’uomo nella risoluzione di problemi complessi. La neutralità è un altro elemento che crea confusione. Si prendono tante decisioni quando si crea la macchina e quindi il risultato non è mai neutrale ma è la rappresentazione dei valori e dei principi di quel contesto culturale. Pensiamo per esempio a quando si devono fare delle scelte per far selezionare a una macchina il CV più adatto a un certo lavoro. I criteri di scelta sono quelli di chi crea il modello statistico”.
Nella parte finale del libro che verrà pubblicato in Italia nei prossimi mesi, Di Michele propone una road map per “un’adozione responsabile dell’AI” in cui un ruolo decisivo dovrebbero averlo anche associazioni di cittadini attivisti. “Non c’è alternativa al fatto di promuovere la conoscenza e aiutare a scoprire i vari fraintendimenti. È giusto affrontare il tema a livello internazionale, in Usa molte imprese hanno cercato di creare dei principi etici di riferimento ma si è anche visto che le società hanno pochissimo interesse a renderli veramente operativi. Più che i principi a mio avviso sarebbe importante avere delle leggi vincolanti. Non c’è alternativa al coinvolgimento pubblico e dei governi altrimenti si finisce come con ChatGPT, uno strumento pericoloso per la democrazia che è stato rilasciato senza nessun test di valutazione di costi e benefici”.