AGI - Aver licenziato 3.700 dipendenti di Twitter (con qualche ripensamento che alimenta il caos e la frustrazione degli esclusi), la metà dei 7.500 complessivi, senza il minimo rispetto delle regole potrebbe costare molto caro a Elon Musk.
I licenziamenti hanno colpito molte divisioni, comprese le unità di ingegneria e apprendimento automatico, i team che gestiscono la moderazione dei contenuti e i dipartimenti di vendita e pubblicità. Un po’ a casaccio, è il sospetto.
Ma oltreché sociali, il taglio del personale a pochi giorni dalle elezioni di medio termine negli Stati Uniti potrebbe avere anche gravi conseguenze politiche: la piattaforma è in prima linea nella comunicazione dei contenuti delle parti, ora avrà meno risorse.
Già pesano (e sono passate appena tre settimane dall’acquisizione) le prese di distanza della società civile dalla piattaforma. E non è difficile capire perché: l'allentamento delle regole sui contenuti di Twitter (uno dei cavalli di battaglia del tycoon) potrebbe portare a un aumento dell’odio online, di fake-news e a quanto di più tossico possa esserci in un social.
La piattaforma che il miliardario ha acquisito per 44 miliardi sarà poi presa di mira da centinaia di cause di lavoro. I tribunali della California e le leggi federali accenderanno i riflettori su come i licenziamenti sono stati comunicati.
Le autorità passeranno al setaccio anche i canali di comunicazione sui flussi di lavoro (vedi Slack), i badge bloccati e perfino i lavoratori richiamati. Sono stati rispettati i termini giusti? Che criteri hanno seguito? Alcuni dipendenti di Twitter hanno dichiarato che le mail in questione sono arrivate giovedì notte.
Simon Balmain, un ex senior community manager di Twitter che è stato licenziato venerdì, ha dichiarato in un'intervista alla CNN di aver perso l'accesso a Slack, e-mail e altri sistemi interni circa 8 ore prima di ricevere un'e-mail venerdì mattina che lo informava ufficialmente che era stato licenziato. Ha aggiunto che l'e-mail di licenziamento "non forniva ancora alcun dettaglio" sul motivo per cui era stato licenziato.
L’impressione è che, spinto dalla necessità di fare presto, Musk non abbia fatto le cose come dovevano essere fatte. La conseguenza più immediata è stata il caos.
Non ci sono solo le cause dei lavoratori in arrivo. La nuova piattaforma di Elon Musk non piace neanche agli inserzionisti, che hanno iniziato a bloccare accordi (leggi flussi di denaro) e a darsi alla fuga dalla prospettiva di una piattaforma con meno regole: per essere chiari, il 90% delle entrate della piattaforma viene da lì.
Che cosa resterà di Twitter? Non le scuse dell’ex ceo Jack Dorsey (“Mi rendo conto che molti sono arrabbiati con me - ha scritto - ho la responsabilità del motivo per cui tutti si trovano in questa situazione: ho aumentato le dimensioni dell'azienda troppo rapidamente”). Resteranno i 13 miliardi di debiti che Elon Musk ha contratto per l’acquisizione.
Non resteranno i talenti, allontanati dai licenziamenti o messi in fuga da un ambiente di lavoro verosimilmente tossico. Rimandata, a dopo, le elezioni statunitensi di midterm, anche il debutto del nuovo Twitter Blue a 8 euro.