AGI - “Oh the irony lol”. Questo il messaggio postato su Twitter da Elon Musk il 13 luglio. Non un giorno qualunque. Poche ore prima (alle 16 ora locale del 12 luglio) proprio Twitter, la società che aveva intenzione di comprare per 44 miliardi per poi ripensarci, ha consegnato alla Delaware Chancery Court la citazione in giudizio del miliardario di origini sudafricane cercando di costringerlo a onorare i termini dell'accordo. Ironia a parte la battaglia legale è ufficialmente iniziata.
Oh the irony lol
— Elon Musk (@elonmusk) July 12, 2022
La piattaforma social ha accusato il patron di Tesla di aver causato "danni irreparabili", di aver mostrato "disprezzo". La sua exit strategy dell'accordo è "un modello di ipocrisia e di cattiva fede”. Le sue accuse, secondo Twitter sono "pretesti senza alcun merito".
"Dopo aver montato uno spettacolo pubblico e aver proposto e firmato un accordo di acquisizione, Musk apparentemente ritiene di essere libero di poter cambiare idea", si legge nelle carte depositate da Twitter presso il tribunale del Delaware. La marcia indietro dell'amministratore delegato di Tesla "fa seguito a una lunga lista di sue violazioni contrattuali materiali che hanno gettato un'ombra su Twitter e sulle sue attività", aggiungono i legali della società che, secondo indiscrezioni, hanno chiesto un "processo rapido" con un'udienza già in settembre.
Queste le premesse con cui si dovranno confrontare i legali del tycoon. Sul tavolo del team che segue Musk c’è sicuramente la clausola, nota come specific performance, spesso utilizzata nei casi che hanno a oggetto vicende immobiliari per impedire ad acquirenti e venditori di annullare le offerte senza una buona ragione. Ma è anche incluso negli accordi di fusione aziendale come un modo per costringere un acquirente o un venditore a concludere un accordo, salvo violazioni fraudolente.
Appunto, nel notificare a Twitter venerdì l’intenzione di porre fine all’accordo, gli avvocati di Musk hanno avanzato tre argomentazioni sul motivo per cui Twitter ha violato il contratto. In primo luogo, affermano che Twitter ha segnalato in modo fraudolento il numero di account di spam , che la società ha stimato da tempo in circa il 5% degli utenti. Musk dovrebbe dimostrare che il numero dei cosiddetti bot è molto più alto e mostrare un “effetto negativo materiale” sull’attività di Twitter per porre fine all’accordo.
In secondo luogo, gli avvocati di Musk affermano che Twitter “non ha fornito gran parte dei dati e delle informazioni” richiesti da Musk, anche se il contratto afferma che Twitter deve fornire un accesso ragionevole alle sue “proprietà, libri e registri”.
Infine, gli avvocati di Musk sostengono che Twitter non ha rispettato una clausola contrattuale che chiedeva alla società di ottenere il suo consenso prima di deviare dal suo normale svolgimento delle attività. Musk cita la decisione di Twitter di licenziare due dipendenti di “alto rango”. Ma oltre alla “specific performance”, le parti dovranno fare i conti con i precedenti: quattro per l’esattezza, quelli che possono influire sulle sorti della vicenda.
IBP contro Tyson Foods
In questo caso del 2001, Tyson ha accettato di acquisire IBP, un distributore di carne, per 30 dollari ad azione, (3,2 miliardi). Tyson poi ha cercato di uscire dall’accordo, sostenendo che c’erano problemi finanziari nascosti in IBP. Il giudice Leo Strine non ha trovato prove che IBP abbia violato materialmente il contratto e ha affermato che Tyson aveva semplicemente “il rimpianto dell’acquirente”. Questo non giustificava l’annullamento di un accordo. Dopo 20 anni Tyson Foods ancora possiede IBP e Strine lavora presso Wachtell, Lipton, Rosen & Katz, lo studio che Twitter ha assunto per sostenere la sua tesi.
AB Stable contro Maps Hotels and Resorts
In questo caso del 2020, una società di servizi finanziari sudcoreana ha accettato di acquistare 15 hotel statunitensi da AB Stable per 5,8 miliardi di dollari. L’accordo è stato firmato a settembre 2019 e doveva concludersi nell’aprile 2020. L’acquirente ha però affermato che l’emergenza Covid-19 ha avuto un effetto negativo sull’accordo.
Il venditore ha citato in giudizio il potenziale acuirente per specific performance. Il giudice J. Travis Laster ha ritenuto che le chiusure degli hotel e le drastiche riduzioni conseguenti all’emergenza Covid abbiano violato il “corso normale” della clausola commerciale e ha stabilito che l’acquirente poteva recedere dall’accordo. La Corte Suprema del Delaware ha confermato la decisione nel 2021.
Tiffany contro LVMH
In un altro caso correlato al Covid, LVMH aveva inizialmente accettato di acquistare il produttore di gioielli Tiffany per 16,2 miliardi di dollari nel novembre 2019. LVMH ha poi tentato di annullare l’accordo nel settembre 2020 durante la pandemia. Tiffany ha citato in giudizio per specific performance. In questo caso, un giudice non ha mai emesso una sentenza, perché le due parti hanno concordato un prezzo più basso tenendo conto del calo della domanda durante l’emergenza Covid. LVMH ha accettato di pagare 15,8 miliardi di dolllar per Tiffany nell’ottobre 2020. L’accordo si è concluso a gennaio 2021.
Finish Line contro Genesco
Il rivenditore di calzature Finish Line ha inizialmente accettato di acquistare Genesco per 1,5 miliardi di dollari nel giugno 2007, poi ha tentato di rescindere l’accordo nel settembre dello stesso anno, sostenendo che Genesco “ha commesso una frode sui titoli e indotto in modo fraudolento Finish Line a concludere l’operazione non fornendo informazioni sostanziali” in merito alle proiezioni degli utili.
La Delaware Chancery Court ha stabilito che Genesco aveva adempiuto ai propri obblighi e che Finish Line aveva semplicemente il rimorso dell’acquirente per aver pagato troppo. Entrambe le parti hanno deciso per una transazione, con Finish Line che ha pagato i danni a Genesco.