AGI - Huawei, Oppo, TCL, ma anche fornitori della Apple e uno dei principali stabilimenti della Foxconn, che rifornisce, oltre all'azienda di Cupertino, anche clienti del calibro di Google e Amazon, devono fare i conti con le restrizioni del lockdown a Shenzhen, che impone ai giganti della tecnologia made in China uno stop alla produzione.
In una nota, Foxconn ha confermato la sospensione della produzione agli impianti di Longhua e Guanlan fino a ulteriore avviso da parte dell'amministrazione locale, e ha attivato piani per utilizzare strutture in altre città per sostenere la produzione. Con un avviso simile anche la sussidiaria GIS (General Interface Solution) che conta tra i propri clienti Apple e Samsung, ha confermato lo stop alla produzione nell'impianto di Shenzhen.
Un altro fornitore chiave dell'azienda guidata da Tim Cook, oltreché di Intel e Nvidia, la taiwanese Unimicron, ha poi fermato la produzione a Shenzhen a partire da oggi, pur precisando che i substrati Abf (Ajinomoto Build-up Film) non sono prodotti nella metropoli cinese alle porte di Hong Kong, e che quindi non si prevedono peggioramenti alla già grave carenza globale di queste componenti. La Cina ha registrato oggi, 1.337 casi di contagio accertati di trasmissione interna, 75 dei quali proprio nella metropoli sud-orientale, nel cuore della "Silicon Valley" cinese. "C'è un alto rischio di diffusione nella comunità e sono ancora necessarie ulteriori precauzioni", recita una nota dell'amministrazione locale di Shenzhen, che ha contestualmente annunciato tre cicli di tamponi su tutti i residenti.
Shenzhen è una delle priorità della Cina per la realizzazione della "Greater Bay area", l'area che comprende il sud-est del Paese, su cui il governo centrale cinese punta per lo sviluppo tecnologico, assieme a Pechino, Shanghai e Hangzhou. Lo stesso presidente cinese, Xi Jinping, ne aveva sottolineato il ruolo di hub tecnologico, in un discorso a fine 2020: Shenzhen, aveva detto, è una grande città creata dal Partito Comunista Cinese e "un miracolo creato dal popolo cinese".
Shenzhen, come altre zone economiche speciali (Zes), ha avuto un ruolo di primo piano nel processo di riforme e aperture della Cina avviato a fine anni Settanta, e l'esperienza nella conduzione delle Zes, ha detto Xi, deve essere portata "a un livello più alto", per farne una città modello dell'innovazione socialista.
I piani delineati da Xi si declinano a livello pratico con un progetto, reso noto a ottobre scorso dalle autorità locali: l'amministrazione di Shenzhen vuole fare della città una sorta di "paradiso degli unicorni", ovvero le società private della tecnologia del valore di almeno un miliardo di dollari. L'attenzione si concentra sulle aree che comprendono le biotecnologie, i semiconduttori, la tecnologia quantistica e altre industrie emergenti considerate di importanza strategica.