AGI - Facebook, Instagram e WhatsApp si sono bloccati lunedì 4 ottobre, inaccessibili in tutto il mondo per alcune ore. Un errore negli aggiornamenti dei border gateway protocol (BGP) - protocolli per indirizzare il traffico degli utenti nel minor tempo possibile, mappe che indicano il percorso che i dati devono seguire per raggiungere Facebook – ha reso impossibile la navigazione e l’utilizzo dell’intero ecosistema di comunicazione di Mark Zuckerberg.
Il team di Facebook ha pubblicato sul blog una spiegazione di quanto avvenuto: “Il nostro team di ingegneri ha scoperto che dei cambi di configurazione dei router principali che coordinano il traffico tra i nostri data center, hanno provocato problemi che hanno interrotto le comunicazioni. Questa interruzione al traffico di rete ha avuto un effetto domino sul modo in cui i data center comunicano, e ha portato all’interruzione del servizio”.
Gli hashtag #WhatsAppDown, #FacebookDown e #InstagramDown sono diventati tutti trending topic in pochi minuti, e proprio Twitter è divenuto il social di riferimento, dopo l’effetto “sciame” di spostamento degli utenti provenienti dalle altre piattaforme non funzionanti.
Il disservizio in realtà ha lasciato presto campo libero alla discussione più generale e ampia sugli algoritmi delle piattaforme social media, e gli effetti sulla qualità del dibattito democratico e sulle relazioni online tra utenti.
To the huge community of people and businesses around the world who depend on us: we're sorry. We’ve been working hard to restore access to our apps and services and are happy to report they are coming back online now. Thank you for bearing with us.
— Facebook (@Facebook) October 4, 2021
L’impatto è stato notevolissimo, basti pensare che i servizi di Facebook sono utilizzati da oltre 2 miliardi di persone nel mondo, di cui 31 milioni in Italia; 10 milioni di persone hanno utilizzato Facebook come piattaforma pubblicitaria nel terzo quadrimestre dell’anno scorso, 3 milioni in più rispetto al quadrimestre precedente.
Il disservizio ha inoltre provocato un crollo del titolo nella borsa di New York facendo registrare un ribasso del 4,89%, corrispondendo a circa 6 miliardi di dollari per le azioni di Mark Zuckerberg.
Con gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6* abbiamo analizzato le conversazioni in rete, in questo caso con particolare riferimento a Twitter.
WhatsApp è la piattaforma che è mancata di più agli utenti durante il down - con i suoi due miliardi di utilizzatori nel mondo – seguita da Instagram e Facebook. Gli utenti sono migrati su Twitter e oltre alle domande sui motivi del disservizio, hanno pubblicato tantissimi meme e contenuti ironici. Dall’analisi semantica dei contenuti, estraendo le emozioni contenute all’interno dei tweet, osserviamo che alla disapprovazione, tristezza e rabbia per il disservizio, si aggiungono sentimenti come gioia e ammirazione, in questo caso strettamente legati ai contenuti ironici e umoristici.
We take our mission seriously, and I'm grateful to everyone who worked hard to bring our service back with the reliability you expect from @WhatsApp. We'll learn and grow from this, and continue working to provide you with a simple, secure, and reliable private messaging app.
— Will Cathcart (@wcathcart) October 5, 2021
Here is the full text of my opening statement to the Senate Committee on Commerce, Science & Transportation: https://t.co/2UZGsUw5nl https://t.co/0gCoS9WGiU
— Frances Haugen (@FrancesHaugen) October 5, 2021
Sul web, in queste ore, si è discusso delle fragilità di Facebook, dell’ecosistema ad esso collegato, app, e-commerce e dispositivi connessi e dell’effetto a cascata sulle vite di ognuno di noi. Il down ha evidenziato la strettissima dipendenza di una larghissima parte della popolazione mondiale con le piattaforme social media, per comunicare, lavorare, fare acquisti, partecipare a discussioni, con profonde conseguenze a tutti i livelli, sociali, commerciali ed economici.
Will Cathcart, alla guida di WhatsApp, ha commentato proattivamente l’incidente: “Impareremo e cresceremo”, ma in rete il malumore e le analisi sono tutte di segno negativo, con riflessioni approfondite sul funzionamento della piattaforma, la sua “mission”, con particolare riferimento alla visibilità dei contenuti più ingaggianti, l’incitamento all’odio e la gestione dei dati personali, in quello che oggi è il più grande database del pianeta.
Il disservizio dell’ecosistema Facebook ha innescato una discussione molto più ampia e articolata, già presente nel dibattito mainstream dallo scandalo di Cambridge Analytica, le inchieste di Carol Cadwallard sul ruolo di Facebook nella Brexit, fino alle recenti dichiarazioni dell’ex dipendente Frances Haugen sull’algoritmo di Facebook, che sarebbe impostato per favorire le interazioni facendo leva sulle paure e l’odio, ottimizzando la visibilità di contenuti violenti.
* Analisti: Gaetano Masi, Marco Mazza, Giuseppe Lo Forte; Design: Cristina, Addonizio; Giornalista, content editor: Massimo Fellini