Bufale e altri contenuti al limite delle norme di Youtube stanno circolando meno. Il tempo speso dagli utenti Usa a guardare video borderline suggeriti è calato del 70%. Lo ha affermato la ceo Susan Wojcicki in una (inconsueta) lettera indirizzata alla comunità per celebrare i 15 anni della piattaforma. Insomma, i correttivi introdotti lo scorso anno stanno funzionando. Tanto che ci sarebbe da chiedersi perché non siano stati varati prima.
La zona grigia di Youtube
Da tempo, il funzionamento di Youtube era accusato di assecondare il cosiddetto “bias”: gli utenti tendevano a trovare sulla piattaforma contenuti che confermano le proprie convinzioni. L'algoritmo, infatti, tende a dare maggiore evidenza a contenuti affini alle visualizzazioni precedenti. Una distorsione non voluta ma che comportava alcuni rischi. Si dà, ad esempio, grande evidenza a bufale come le teorie del complotto, il terrapiattismo, i contenuti no vax (poi vietati del tutto). Ma anche a contenuti (leciti) che ritraevano minori rivelatisi esca per circoli pedo-pornografici.
Le norme escludono alcuni video, come quelli che ritraggono violenza o nudità, infrangono il copyright, contengono minacce o molestie. Spesso, però, esiste una zona grigia nella quale sopravvivono contenuti definiti, appunto, “borderline”. Nel corso del 2019, dopo polemiche legate alla circolazione di tesi anti-scientifiche e video al confine tra opinione politica e incitamento all'odio, Youtube ha deciso di inibirli. Non compaiono (o lo fanno meno) tra i video raccomandati. Un disincentivo che adesso Wojcicki ha quantificato.
Scusate il ritardo
Il calo del 70% riguarda solo gli Stati Uniti (il primo Paese dove le novità sono diventate operative). Le modifiche sono attive (dallo scorso anno) in Brasile, Francia, Germania e Messico. E dal 2020 in Italia e Giappone. L'intervento, anche alla luce dei risultati, sembra essere utile, anche se tardivo. Secondo un'inchiesta di Bloomberg, infatti, la proposta di limitare la circolazione di contenuti borderline escludendoli dai suggerimenti sarebbe arrivata sulla scrivania di Wojcicki già nel 2016. Ma sarebbe stata ignorata per paura che potesse impattare sul coinvolgimento degli utenti.
Oltre alla zona grigia, la ceo ha ricordato gli sforzi per cancellare quella nera. Ha svelato che i video rimossi nel solo terzo trimestre 2019 sono stati “più di 8,7 milioni”. Oggi, ha affermato, “i contenuti problematici rappresentano solo l'1% di ciò che gli utenti guardano e vogliamo ridurre ulteriormente tale numero”. Anche perché la società è attesa nel 2020 a un'ulteriore sfida: l'integrità delle presidenziali statunitensi.
La musica, da nemico ad alleato
Wojcicki è solita scrivere ai creatori di contenuti ogni tre mesi. Questa volta, in occasione del compleanno di Youtube (nato il 14 febbraio 2005), ha deciso di rivolgersi a tutti gli utenti. Guardando al principio e ai problemi di copyright che la piattaforma ha dovuto affrontare, il panorama è completamente diverso. La ceo ha sottolineato che lo scorso anno la piattaforma ha pagato all'industria musicale 3 miliardi di dollari tramite pubblicità e abbonamenti.
Youtube non è però solo un palcoscenico digitale (che star come Justin Bieber e Billie Eilish hanno saputo sfruttare). La piattaforma ha anche avvitato programmi di supporto agli artisti, come Foundry, dal quale è emersa Dua Lipa. Sempre alla voce monetizzazione, sono sempre di più gli utenti che con Youtube riescono a campare: “Rispetto all'anno precedente, il numero di creatori che guadagna somme a cinque cifre è aumentato del 40%". Anche se non si sa quanti siano. Wojcicki ha invece rivelato quanti canali hanno più di 100.000 iscritti. Son oltre 170.000.