In tutte le classifiche musicali mondiali, al momento, ai primi posti troviamo una riproposizione di Informer, hit targata 1992 di Snow. Non è una scelta casuale: cinema e tv cominciano sempre più spesso a ripescare a piene mani dall’immenso patrimonio culturale degli anni ’90 sfornando film e serie a ripetizione. E, se ancora non vi fosse bastato, Spice Girls e Take That sono nuovamente in tour, vendendo biglietti come se non si fossero presi più di quindici anni di pausa.
I ’90 stanno tornando e non è solo un’illusione dei millennials così tanto affezionati agli anni della propria adolescenza: è il mercato a parlare. In questo caso rappresentato dal produttore giapponese Bandai, che a luglio rilancerà una nuova versione del Tamagotchi oggetto di vero e proprio culto durante quegli anni.
Un uovo dentro il quale viveva un animale domestico virtuale di cui ci si doveva prendere cura. Una sciocchezza che appassionò abbastanza inspiegabilmente un’intera generazione che si scoprì vogliosa di prendersi carico di tutte le rotture del possedere un animale domestico. Per di più senza nemmeno la soddisfazione di potergli fare due coccole.
“La nostra fanbase è già molto entusiasta e ha fatto numerosi preordini" afferma soddisfatto il direttore marketing di Bandai America Tara Badie. Già, perché saranno i giovani statunitensi a ricevere per primi la nuova versione del Tamagotchi che, a differenza del primo sarà più evoluto, potrà addirittura viaggiare, sposarsi e allevare cuccioli, come una sorta di matrioska digitale.
Colpevole di tutto ciò, della riproposizione improvvisa e violenta di tutti quegli oggetti che con così tanta fatica avevamo deciso di metterci alle spalle, è la famigerata moda del vintage. Giocattoli che abbiamo consapevolmente rotto, buttato o messo in cantina, si rivelano una vera e propria miniera d’oro. Un mercato, alimentato dalla rete, dove girano una quantità spropositata di soldi e che fa la fortuna tutti quegli appassionati nerd che si sono tenuti ben stretti i propri tesori d’infanzia.
Era già stata abbastanza dura riabituarsi alla moda anni ’90 o, peggio ancora, quella anni ’80, osservando il feroce ritorno di maglioni larghi e jeans a vita alta, alle volte altissima, buoni solo a mortificare le sinuose linee del corpo umano. Ora bisogna star lì a rimestare nella nostra memoria per ricordarsi dove sia finita quella Tartaruga Ninja, quel Power Ranger o quella Polly Pocket, che magari potrebbero valere chissà quanto.
Stessa cosa vale per i film, secondo il venditore di giocattoli Alessio Di Marco, sentito dalla BBC, si sarebbe sviluppato un vero e proprio culto per il decennio d’oro dei film Disney, quello partito nel 1989. Chissà come avrà recepito la notizia l’azienda dopo tutti gli investimenti per rendere le sue storie e la propria tecnologia sempre più all'avanguardia, quando forse bastava semplicemente mettere su il VHS de “La Sirenetta” per fare tutti felici.
Un recente sondaggio Mintel ha rilevato che il 57% degli acquirenti di giocattoli nel Regno Unito ha dichiarato che sono propensi ad acquistare per i loro figli giocattoli con cui hanno giocato anche loro da piccoli. È moda, intendiamoci, quindi vuol dire che per definizione ha una data di scadenza, niente di pericoloso dunque, ma dovrebbe spingerci ad una riflessione molto più approfondita sulla nostra visione della vita, alla nostra incapacità di apprezzare ogni passo in avanti, ossessionati da quel tormentone, lui si, intramontabile, che ci fa pensare regolarmente che “una volta era meglio”. Alle volte, anche no.