In principio era il cavo: smartphone e tablet dovevano essere collegati fisicamente a un presa elettrica. È ancora questa la tecnologia più diffusa. Poi sono arrivate le basi di ricarica wireless: basta appoggiarci il dispositivo per ridargli energia. Stanno diventando una soluzione sempre più familiare, in proprio o integrate su mobili e automobili. C'è però una startup americana che guarda già oltre, alla ricarica wireless “a distanza”. Si chiama Reach Labs e ha appena incassato un investimento da 9 milioni di dollari.
Una ricarica a distanza
Cosa significa wireless a distanza? Semplice: ricaricare gli oggetti elettronici senza che siano a contatto con una base di ricarica né nelle sue immediate vicinanze. In sostanza, fa con l'energia quello che il wifi fa con i dati. Diventa così possibile ricaricare telefono, portatile e smartwatch contemporaneamente, anche se sono in stanze diverse della stessa casa o in un capannone industriale. Sì perché una ricarica wireless a lungo raggio non è solo un sistema comodo che permette di tenere nel cassetto i cavi. È un sistema che, quando perfezionato, potrebbe essere una nuova infrastruttura.
Non solo smartphone
L'impatto di una tecnologia di questo tipo si vedrebbe nelle case, ma ancor di più negli impianti industriali e negli ambienti dove operano le macchine (cioè, potenzialmente, in quasi tutti). Basti pensare agli impianti produttivi automatizzati, ai magazzini dove i robot smistano la merce da consegnare, ai droni ricaricabili appena atterrano o mentre sono ancora in volo, a visori per la realtà virtuale e strumenti sanitari che non dovranno curarsi di prendersi una pausa. Ricaricare ovunque e in qualsiasi momento renderebbe i processi più efficienti. E non solo perché si riducono i tempi morti per la ricarica, ma anche per un'altra ragione.
Il fondatore di Reach Labs, Chris Davlantes, definisce questa tecnologia una soluzione per i problemi di distribuzione dell'energia. Se c'è un'unica “centrale” di ricarica, potranno essere collegati solo i dispositivi scelti dall'utente. E, tra di essi, l'energia verrà distribuita nel mondo più equilibrato possibile, limitando gli sprechi.
Dal Mit ai 9 milioni di dollari
Reach Labs è nata all'interno del Massachusetts Institute of Technology nel 2014 ed è stato sostenuto da Y Combinator, uno degli acceleratori per startup più importanti al mondo, che ha investito anche in questo round accanto a DCVC. Matt Ocko, managing partner e co-fondatore di DCVC, ha affermato di essere stato convinto anche dalle parole delle imprese che stanno già sperimentando le soluzioni di Reach Labs. La tecnologia è già abbastanza matura. Il problema, dice Ocko, non è tanto trovare la giusta opportunità di mercato, ma disperdere le risorse perché “ce ne sono troppo”.