“Ragazzi, ma è possibile acquistare Gram adesso o no?”, chiede un utente. “Ho visto su un gruppo che si parlava di questo sito, è una truffa vero?” domanda un altro. Gli interrogativi di questo tipo sono continui nei gruppi dedicati. Ce ne sono diversi sui social network, e solo in Italia, almeno tre grosse chat, con centinaia di utenti ciascuna, su Telegram.
Ma l’evento e l’attesa sono globali. Migliaia di persone ad aspettare il lancio dei Gram, la criptomoneta di Telegram. Che fino ad ora molti conoscevano solo come app di messaggistica cifrata, presa di mira periodicamente dai governi. E che invece starebbe lavorando a un progetto temerario, una sua blockchain, una sua piattaforma di servizi, una sua moneta.
E soprattutto una storica raccolta fondi tramite una vendita iniziale di tale valuta. Tutto ciò però deve ancora articolarsi. Qualcuno pensa anzi che una parte se non l’intero progetto potrebbe naufragare prima di iniziare. Nel mentre, chi sta provando a guadagnarci sono i truffatori.
Telegram, la blockchain e l’ICO
Ma facciamo un passo indietro. Telegram, la nota app di messaggistica cifrata, sta preparando uno degli eventi tecnologici ed economici più attesi dell’anno: il lancio di una criptomoneta. In verità, molto più di una valuta digitale: una intera piattaforma incentrata sulla tecnologia alla base di Bitcoin, la blockchain, il registro decentralizzato e non modificabile delle transazioni. Ma una blockchain aggiornata, di nuova generazione, su cui costruire una serie di servizi aggiuntivi, micropagamenti, file storage e via dicendo. Si chiamerà TON, cioè Telegram Open Network. E la sua valuta saranno i Gram.
Ora, il lancio di questa criptomoneta avverrà con una procedura che ha preso campo negli ultimi due-tre anni e che si chiama “offerta iniziale di valuta” (in inglese ICO, Initial Coin Offering). È un modo utilizzato da molte startup che adottano tecnologie blockchain per raccogliere fondi da tanti, piccoli investitori, scavalcando i canali tradizionali di finanziamento.
Si vendono criptomonete che stanno per essere lanciate e collegate a un progetto di business in cambio di altre valute (in genere bitcoin o ethereum); e con l’idea che questi nuovi token digitali acquisteranno valore insieme al decollo del progetto.
Per dirla come l’Economist: “Le monete delle ICO sono essenzialmente dei coupon digitali emessi su un registro distribuito e non modificabile simile a quello alla base di Bitcoin. E quindi possono essere facilmente scambiate ma non conferiscono diritti di proprietà diversamente dalle azioni. E gli investitori sperano che progetti di successo facciano aumentare il valore di questi token”.
L’attesa e le prevendite
Nel caso di Telegram, la speranza è quasi una frenesia. Innanzitutto perché la app di messaggistica ospita già la stragrande maggioranza delle comunità che si occupano di criptovalute - l’84 per cento dei progetti incentrati su una blockchain hanno una comunità attiva su Telegram, secondo dati di Tokenmarket. E poi perché la base di 200 milioni di utenti di Telegram, insieme all’esperienza tecnica ed imprenditoriale dei due fondatori - i fratelli Nikolai e Pavel Durov, già creatori del social network russo Vkontakte, poi venduto a Mail.ru - fanno pensare che il progetto, per quanto vago e ambizioso, possa avere una qualche chance di successo. Anche se in verità non mancano i critici e gli scettici.
Per ora di certo c’è solo che Telegram ha lanciato due pre-vendite private per investitori professionali: una tra gennaio e febbraio, con cui avrebbe raccolto 850 milioni da 81 investitori – qui il documento della SEC, la Consob americana; e una a marzo, con cui avrebbe racimolato la bellezza di altri 850 milioni da 94 investitori.
Della ICO aperta al pubblico però finora non si sa nulla e non si hanno date. Così come non si sa se e quando saranno effettivamente emessi i Gram, i token digitali, la criptomoneta collegata alla piattaforma. Perfino il documento tecnico di descrizione dell’intero progetto, il white paper, è stato pubblicato in forma piratesca, come un leak, sui media, senza conferme ufficiali.
L’arrivo dei truffatori
Date queste premesse, si capisce bene perché attorno a tale evento stiano prosperando e crescendo una serie di attività truffaldine e cybercriminali. Da mesi ci sono siti farlocchi, che fingono di essere quelli del lancio della ICO e che tentano di vendere Grams posticci come i baffi finti dei kit per piccoli maghi a improvvidi utenti. Tanto che perfino Pavel Durov su Twitter aveva dovuto lanciare degli avvertimenti. Ma a quanto pare qualcuno ci è già caduto.
L’ultimo allarme l’ha lanciato giovedì la società di antivirus russa Kaspersky, che dopo aver individuato alcuni di questi siti e alcuni dei loro wallet (portafogli) ha tracciato i pagamenti che gli sono arrivati da persone convinte di aver acquistato dei Gram. Uno di questi wallet aveva già incassato l’equivalente di 35mila dollari. I siti truffa permettono di comprare i finti Gram con una varietà di criptomonete: bitcoin, ethereum, monero, litecoin. Come nota la ricercatrice di Kaspersky, questi siti sono fatti sempre meglio: riprendono la grafica dei pochi e controversi documenti apparsi online relativi a Telegram Open Network; usano connessioni sicure e richiedono registrazione. Ma il punto è che proprio il mistero e l’incertezza in cui è avvolto il progetto fanno da terreno di coltura ideale per questi fenomeni.
I gruppi di appassionati
E dunque nelle chat degli utenti interessati alla ICO di Telegram si dipanano i dubbi e le segnalazioni di truffe. “Questo sito è vero o falso?”, chiede un utente. “Ho ricevuto una mail di inizio ICO, ma era una truffa”, scrive un altro. È chiaro che molti dei presenti sarebbero stati interessati a investire qualcosa, se fosse stato possibile. E stanno cercando di capire se mai lo sarà. “Su Telegram ci sono le chat per ogni genere di criptovaluta, è pieno di gente che investe in criptomonete.
Immagina se a tutta questa gente, direttamente nel client, apparisse la promozione ufficiale della ICO”, commenta ad AGI Franco Cimatti, presidente di Bitcoin Foundation Italia e gestore di un gruppo su Telegram dedicato a capire cosa succede attorno a questa ICO (e a segnalare le truffe). “Sia chiaro, il gruppo non è un endorsement dell’ICO, ma solo un modo per condividere informazioni. In realtà gran parte dell’ambiente delle criptovalute è rimasto tagliato fuori, anche se molte persone avrebbero voluto investire. Questo perché l’entrata minima per partecipare ai primi round di finanziamento era di 20 milioni di dollari (20 milioni per outsider e mezzo milione per amici, secondo le indiscrezioni, ndr), non erano accettati investimenti diretti in criptovaluta. Ora il dubbio di molti è che avendo raccolto così tanti soldi non abbia più senso fare una ICO pubblica."
Società vere e finte
Intanto c’è chi ha provato ad alzare il livello della truffa non facendo solo un sito finto ma anche una finta società Telegram. Giorni fa qualcuno si è accorto di una compagnia di nome Telegram Open Network Limited, registrata il 28 febbraio in Gran Bretagna, che aveva come fondatore e unico azionista Pavel Durov, e che sosteneva di avere oltre un miliardo di dollari di capitale versato. Gli interrogativi al riguardo sono stati tali che l’account Twitter ufficiale di Telegram Messenger ha poi dovuto smentire che avesse a che fare con Telegram o con lo stesso Durov. Registrare società false sul registro imprese in UK non è difficile, come noto, ma di nuovo la confusione anche in questo caso era agevolata dal tortuoso assetto societario della vera Telegram così come dalle vaghe e frammentarie informazioni su azienda e fondatori.
L’autentica Telegram, registrata in UK nel 2014 (71-75 Shelton Street, Covent Garden, Londra), è a sua volta formata da due società offshore: Dogged Labs (delle Isole Vergini britanniche) e Telegraph Inc (del Belize). Il fondatore Pavel Durov a sua volta viene indicato come residente a Dubai, dove secondo vari resoconti giornalistici avrebbe sede parte del team di Telegram. Anche se, secondo altri resoconti, il cofondatore vivrebbe tra la Finlandia e St.Kittis e Nevis, stato insulare dei Caraibi da cui i fratelli Durov avrebbero ottenuto la cittadinanza nel 2015 dopo essersi autoesiliati dalla Russia (di cui sono originari) in seguito agli attriti col governo e la vendita di Vkontakte. Mentre a vendere i Contratti di compravendita di critpomonete (per i Gram) agli investitori, come indicato nei documenti della Sec (la Consob americana), sono le società Telegram Group Inc e Ton Issuer Inc, delle Isole Vergini.