Di tutta la bagarre scaturita dalla vicenda Cambridge Analytica, e di tutti i testimonial che hanno deciso di unirsi al corso di critiche contro Facebook, quello che fa più male è forse Steve Wozniak.
Il cofondatore di Apple, figura schiva ma a suo modo carismatica, da sempre molto amato negli ambienti nerd, ha deciso di chiudere il proprio profilo Facebook. In realtà per ora l’account è stato solo disattivato perché evidentemente Wozniak vuole darsi ancora del tempo.
Le ragioni del suo scontento erano state spiegate nei giorni scorsi a Usa Today: “I profitti sono tutti basati sulle informazioni degli utenti, ma questi non ottengono nulla di tali profitti. Apple fa i suoi soldi con dei buoni prodotti, non con gli utenti. Come si dice spesso, con Facebook tu sei il prodotto”.
Una linea di pensiero non dissimile da quella espressa qualche tempo fa da Tim Cook, il Ceo di Apple, che ha criticato Facebook per aver scelto di trasformare i propri clienti nel prodotto, mentre la casa della Mela morsicata sceglieva di vendere apparecchi e servizi. “Non trafficheremo nella vostra vita personale”, aveva detto Cook, spiegando che si trattava di una scelta presa molti anni prima.
A maggior ragione dunque anche l’uscita di Wozniak non stupisce. A 67 anni, il noto programmatore e imprenditore, soprannominato anche Woz (o L’altro Steve, rispetto al frontman Jobs, con cui ha fondato Apple nel 1976), è diventato una specie di oracolo nel mondo tech americano. Anche grazie al modo diretto con cui affronta vari temi, dalla privacy all’intelligenza artificiale.
Due mesi fa aveva stupito la platea del Museo di storia del computer di Mountain View, California, rivelando di essere l’unica persona ancora sul libro paga della Apple a partire dal primo giorno. “È una piccola busta paga”, aveva specificato. Aggiungendo che di fatto lui ancora riportava a Jobs, scomparso nel 2011. “Dato che è morto, non posso essere licenziato”, aveva chiosato nel suo stile. In realtà, in precedenti interviste, Woz aveva già spiegato di non aver mai lasciato davvero Apple, ma di aver solo smesso di lavorarci full-time nel 1987 per poter avviare un’altra azienda.
Un’altra storia che ha contribuito a creare un’aura di ammirazione attorno all’altro Steve riguarda la quotazione in Borsa di Apple. Wozniak, poco prima della IPO, nel 1980, avrebbe dato parte delle sue stock option personali ad alcuni dipendenti della prima ora che non le avevano ricevute, “perché potessero comprarsi una casa”.
Negli ultimi anni Wozniak era stato reclutato come direttore della ricerca di Primary Data, una startup di storage che all’inizio sembrava promettente, ma che ha chiuso i battenti, giusto due mesi fa. Ma Woz non sembra essersi scoraggiato e ancora recentemente non ha lesinato commenti su vari temi. Ad esempio, ha preso le distanze dalla visione apocalittica di Elon Musk, il fondatore di Tesla, rispetto all’intelligenza artificiale. “Non mi spaventa”, ha commentato Woz, spiegando che nelle macchine di intelligenza ce ne sarebbe ancora molto poca.