Ventiquattro ore senza Wi-fi. O, se proprio non ci riusciamo, almeno un’ora: è la sfida lanciata dal cast del film “Sconnessi” per il 22 febbraio, in coincidenza con l’uscita nelle sale della commedia. Subito ribattezzato #SconnessiDay, l’esperimento sociale punta a sensibilizzare sul tema dell’uso indiscriminato di smartphone, tablet e nuove tecnologie che hanno dato vita secondo gli scienziati a una nuova patologia: la nomofobia, ovvero la fobia di restare disconnessi.
L’ambizione di una giornata mondiale
L’iniziativa del cast italiano, promossa in collaborazione con Consulcesi Club, punta ad avere risonanza oltre-confine, trasformando lo #SconnessiDay in una vera e propria giornata mondiale da celebrare ogni anno. Intanto l’invito è stato rivolto anche a presidi e agli insegnati oltre che alle famiglie italiane. Il ministero della Salute ha fatto la sua parte con un corso di formazione per il personale sanitario dal titolo “Internet e adolescenti: I.A.D. (Internet Addiction Disorder) e cyberbullismo” curato da David Martinelli del Centro Pediatrico Interdipartimentale Psicopatologia da Web presso la Fondazione “Policlinico Gemelli” di Roma.
Sconnessi: il film
“Ma lo sapete quante volte viene toccato lo schermo di un cellulare ogni giorno?! Duemila e seicento! E sapete quante di queste sono veramente necessarie alla nostra vita? Quattordici!”: a parlare è Ettore Ranieri, intellettuale radical chic allergico a Internet interpretato da Fabrizio Bentivoglio. Di fronte a lui c’è la sua famiglia piombata letteralmente nel panico dopo aver scoperto che nella baita di montagna in cui si trovano per festeggiare il compleanno di Ettore non c’è campo.
Nel film di Christian Marazziti, i protagonisti interpretati da Ricky Memphis, Carolina Crescentini, Stefano Fresi, Antonia Liskova, Benedetta Porcaroli e Maurizio Mattioli - solo per citarne alcuni - saranno costretti a mettere via gli smartphone e a interagire tra di loro senza filtri, come si direbbe su Instagram.
“La giornata sarà senz’altro una cosa interessante che potrà aiutare a sensibilizzare qualcuno sull’argomento”, ha commentato Ricky Memphis. “Però io non credo alle cose che si fanno una volta l’anno, bisogna lavorare sul tessuto sociale sennò diventa come l’8 marzo, quelle giornate che purtroppo poi lasciano il tempo che trovano”. Sbagliato è anche demonizzare il cellulare, precisa l’attore romano: “Io lo uso molto eppure quando sto con la mia famiglia lo poso e parlo con loro faccia a faccia. Poi, certo, se stai tutto il giorno con gli occhi sul telefono è normale che sia difficile comunicare, ma in quel caso si entra nel mondo della dipendenza e della malattia, ma quello è un altro discorso. Anche gli antidolorifici possono essere una cosa meravigliosa o una droga”.