Il talento cyber sta nella curiosità e nella capacità di “trovare soluzioni, anche artigianali, a qualsiasi tipo di problema. L’hacker in fondo è quello che sa aprire una scatola in modo non convenzionale”. Non convenzionale perché dietro c’è un “intelletto brillante”. Parola di Camil Demetrescu, docente di Ingegneria Informatica presso La Sapienza di Roma. Lui i talenti cyber li cerca e li sa riconoscere. È il coordinatore della Cyberchallenge, percorso di formazione sulla cybersecurity dedicato ai ragazzi fra i 16 e i 22 anni, organizzato dal Cini e alla sua seconda edizione. Dal test di ammissione in programma il primo febbraio usciranno i 160 partecipanti, 20 per ognuna delle 8 sedi universitarie dell’iniziativa.
Professore, cos’è la Cyberchallenge?
“È un programma pensato per giovani di talento e dedicato alla cybersicurezza. Siamo nel mezzo di un periodo di grandi cambiamenti con notizie di attacchi informatici quasi tutti i giorni. Vogliamo aiutare a capire i meccanismi con cui avvengono gli attacchi e i modi con cui ci si può difendere”.
Com’è articolata?
“Il programma si svolge in parallelo in 8 sedi universitarie. Forniremo una panoramica sugli aspetti più importanti della cybersecurity, dalla criptografia agli attacchi. Poi abbiamo in previsione anche delle sessioni di addestramento su trovare e risolvere punti di vulnerabilità, come difendere i sistemi. Il nostro obiettivo è formare in un ambiente protetto in cui ci si può esercitare e sperimentare, in una sorta di poligono virtuale, ma senza infrangere le leggi e mettersi nei guai”.
C’è anche una sorta di prova finale?
“Il 7 giugno ci sarà una competizione per ogni sede universitaria che partecipa al programma. I migliori si confronteranno poi il 27 giugno a Roma su temi di attacco e difesa. Un’ulteriore selezione sceglierà i membri della squadra nazionale che a ottobre 2018 parteciperà a Londra all’European Cybersecurity Challenge, la principale competizione europea per cyber-defender”.
Questa è la seconda edizione, quante candidature avete ricevuto?
“Mancano pochi giorni alla chiusura delle iscrizioni e ci sono più di 1.200 candidature”.
Perché formare una nuova generazioni di innovatori nella cybersecurity è così importante?
“Con la cyberchallenge vogliamo anche presentare un ambito professionale nuovo in cui si apriranno, nel 2020, almeno un milione e mezzo di posti di lavoro nelle aziende e nelle amministrazioni. I nostri device sono continuamente affetti da problemi di sicurezza che andranno risolti”.
Come?
“Con investimenti nelle nuove generazioni”.
Vi rivolgete a ragazzi fra i 16 e i 22 anni, perché questa fascia d’età?
“Intercettare i ragazzi in questa fascia d’età è importante anche per illustrargli una possibilità di carriera. Per loro è un un momento di transizione in cui non hanno ancora deciso cosa fare da grandi. È anche però il momento giusto per investire su se stessi. Il rischio è non sfruttare il proprio talento”.