“Vuoi vedere la mia astronave?” Un classico. Per rompere il ghiaccio, nella Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams, tanto bastava per conquistare la più bella della festa e portarla a vedere le stelle. Ma erano altri tempi, e altre galassie. Oggi, per superare la timidezza o la burocrazia di interminabili corteggiamenti, si ricorre ai social network e alle app di dating. Strumenti tecnologici sempre più integrati con le nostre azioni quotidiane, che ci vengono in soccorso quando la timidezza ha la meglio sul nostro desiderio di conoscere qualcuno.
Da Facebook a Tinder, l'incontro in rete
In principio fu Facebook a scatenare una tempesta perfetta di like e richieste di amicizia. Un sofisticato upgrade dello “squillo”, caro ai millennials. Poi è arrivata Tinder, che a quattro anni dal suo rilascio, inaugura l’estate 2017 aggiudicandosi il record di app gratuita più scaricata. È di questi giorni l’annuncio della versione gold, che fornisce agli utenti paganti una serie di strumenti che ne migliorano l’usabilità. È quest’ultima, con 26 milioni di incontri tra persone che si sono reciprocamente date un like, la regina del dating con il cellulare in mano.
Il caso Sarahah, e le polemiche che ha scatenato
Ma il caso dell’estate è rappresentato dall’app Sarahah, nata per inviare messaggi anonimi ai propri datori di lavoro, e che ben presto si è trasformata in mezzo per scrivere qualunque cosa a chiunque metta a disposizione la propria casella. C’è chi ha detto che sarebbe stata una meteora ma, nonostante i numerosi bug, domenica scorsa ha raggiunto 85milioni di utenti in tutto il mondo. Probabilmente ci sarebbe arrivata qualche giorno prima se non fosse stata investita dalle polemiche seguite alla scoperta che, una volta effettuato il login, sottrae silenziosamente tutti i contatti telefonici e gli indirizzi di posta elettronica nella rubrica dell’ignaro utente, come rivelato da The Intercept.
Se Tinder è per gli audaci, Lipsi è per i timidi
E se Tinder è la “spalla” ideale per gli audaci, la neonata Lipsi promette di esserlo per i più timidi. E per quelli che non hanno un’astronave. Canadese, creata dallo sviluppatore Matthew Segal, Lipsi è la app per chi ha difficoltà a fare il primo passo. Una volta effettuato il login, chi la usa vede la lista di altri utenti presenti nel raggio di cento metri. Così, se siamo in un locale e notiamo dall’altro lato del bancone una persona con cui vorremmo parlare, usando Lipsi potremo farlo senza incorrere negli immancabili imbarazzi da primo contatto. “Lipsi non intende competere con Tinder o rimpiazzarlo. Vorremmo favorire improbabili interazioni tra persone che si conoscono bene così come tra perfetti sconosciuti” ci spiega Alborz Massah, membro del team che sviluppa la app. E sulle critiche all’utilizzo dei dati da parte di Sarahah rassicura: “Lipsi usa solo la posizione Gps dell’utente quando l’applicazione è attiva e in background, in modo da informare gli altri utenti se si è nei paraggi e viceversa. Non viene fatta alcuna raccolta o uso di altre informazioni”.
Però Lipsi non è la prima app a offrire un servizio di chat geolocalizzato. Prima di lei Glancee, app per entrare in contatto con persone fisicamente vicine, creata nel 2010 dallo sviluppatore italiano Andrea Vaccari che, nel 2012, l’ha venduta a Zuckerberg in una trattativa privata, per poi entrare a far parte dell’inner circle di Menlo Park. Per ora Lipsi è usata per lo più esclusivamente a Vancouver, ma in futuro potrebbe affiancare gli altri servizi dI categoria nell’aiutare le persone nelle relazioni sociali. Anche se viene il sospetto che siano proprio questi escamotage tecnologici, nell’epoca delle passioni tristi, a renderci tutti un po’ più insicuri e fragili nei rapporti dal vivo.