La giornata a Wall Street si apre con un autentico 'bagno di sangue' per Snapchat, che il giorno prima aveva diffuso il primo bilancio dalla quotazione in borsa, avvenuta il 2 marzo, incassando nei primi scambi perdite pari al 24%. Il prezzo delle azioni di Snap, casa madre del social network preferito dai giovanissimi, ha toccato un minimo di 17,50 dollari, appena mezzo dollaro sopra il prezzo fissato per il collocamento in borsa. Un tracollo che gli oltre due miliardi di perdite registrati nel primo trimestre non sono sufficienti a spiegare.
Due miliardi di perdite. E non sono il problema principale
Da gennaio a marzo Snapchat ha incassato una perdita netta di 2,2 miliardi di dollari, una cifra spropositata rispetto al rosso di 104 milioni di dollari registrato nel primo trimestre del 2016. A causare un simile ammanco sono state le azioni per circa 2 miliardi di dollari che erano state promesse ai dipendenti come bonus successivo allo sbarco sui circuiti del Nasdaq. Una fetta sostanziosa di questa torta, pari ad almeno 550 milioni di dollari, è andata al fondatore e amministratore delegato del gruppo, Evan Spiegel, ma per maggiori dettagli occorrerà attendere che il bilancio venga depositato presso la Security and Exchange Commission, la Consob americana. Ciò che conta è sottolineare che gli investitori già sapevano del versamento del bonus in titoli e non è stato quindi tale emolumento a causare il tonfo sui listini.
Il fiato di Facebook sul collo
Al netto di tale voce, le perdite si attestano a 188 milioni di dollari, comunque un forte incremento rispetto ai trimestri precedenti, che hanno evidenziato una continua tendenza al peggioramento. Wall Street abbonda di compagnie con bilanci in rosso che continuano, nondimeno, a ricevere il sostegno di investitori che guardano al lungo periodo (l’esempio di scuola è la Tesla di Elon Musk). Il caso di Snapchat è però differente: molti operatori sono sempre più perplessi sulle chance di crescita di un’azienda chiamata a contrastare l’apparentemente inattaccabile supremazia di Facebook che, non essendo riuscito ad acquistarla, sta cercando di eroderne le quote di mercato copiando alcune delle sue funzionalità di maggior successo, dai messaggini che si cancellano da soli alle 'stories', incorporate nella controllata Instagram.
Una lunga parabola discendente
A preoccupare gli azionisti, oltre ai deludenti dati sul fatturato (149,6 milioni di dollari a fronte dei 158 milioni attesi dagli analisti), è infatti la brusca frenata della crescita degli utenti. Nel secondo trimestre del 2016 era stato registrato un picco di 21 milioni di nuovi iscritti, numero crollato a 5 milioni appena due trimestri dopo per poi attestarsi a 9 milioni nel primo trimestre del 2017. Un trend riflesso dall’andamento delle azioni che, dopo il massimo storico sopra 29 dollari toccato il 3 marzo, secondo giorno di quotazioni, hanno continuato ad arretrare fino ai minimi odierni. Il valore di mercato di Snapchat è così passato dai 30 miliardi di dollari dell’esordio in borsa ai circa 20 miliardi di dollari di oggi. A pesare sul futuro del social network sono anche i dubbi sulla capacità di gestire gli enormi costi dei servizi cloud e di generare sufficienti ricavi dalla pubblicità. Per trarre conclusioni è comunque ancora presto. Le prospettive di Snapchat non sono legate ai soli servizi di messaggistica. Snap si definisce prima di tutto una ‘camera company’ e, tra qualche anno, il suo ‘core business’ potrebbe essere rappresentato soprattutto da prodotti come gli occhiali per la realtà aumentata ‘Spectacles’. Questa potrebbe essere la rivoluzione che Spiegel si sta attrezzando a vivere da protagonista. Occorrerà comprendere quanto gli investitori vorranno fidarsi di lui.