"Anch'io sono nato in una famiglia di migranti: mio papà, i miei nonni, come tanti altri italiani, sono partiti per l'Argentina e hanno conosciuto la sorte di chi resta senza nulla. Anch'io avrei potuto essere tra gli 'scartati' di oggi". Lo ha detto Papa Francesco intervenendo a sorpresa con un video al Ted di Vancouver.
"Nessuno è un'isola"
"Mi piacerebbe innanzitutto - ha confidato - che questo incontro ci aiuti a ricordare che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che nessuno di noi è un'isola, un io autonomo e indipendente dagli altri, che possiamo costruire il futuro solo insieme, senza escludere nessuno. Spesso non ci pensiamo, ma in realtà tutto è collegato e abbiamo bisogno di risanare i nostri collegamenti: anche quel giudizio duro che porto nel cuore contro mio fratello o mia sorella, quella ferita non curata, quel male non perdonato, quel rancore che mi farà solo male, è un pezzetto di guerra che porto dentro, è un focolaio nel cuore, da spegnere perché non divampi in un incendio e non lasci cenere".
E' possibile un futuro felice
"Molti oggi, per diversi motivi, sembrano non credere che sia possibile un futuro felice. Questi timori vanno presi sul serio. Ma non sono invincibili. Si possono superare, se non ci chiudiamo in noi stessi. Perché la felicità si sperimenta solo come dono di armonia di ogni particolare col tutto. Anche le scienze - lo sapete meglio di me - ci indicano oggi una comprensione della realtà, dove ogni cosa esiste in collegamento, in interazione continua con le altre".
Tecnologia al servizio della pace
Francesco sogna un futuro di pace nel quale "lo sviluppo tecnologico passa coniugarsi con una maggiore equità sociale". "Sono contento - ha detto - qualunque ora sia lì, di partecipare al vostro incontro. Mi è piaciuto molto il titolo 'The future you' perché, mentre guarda al domani, invita già da oggi al dialogo: guardando al futuro, invita a rivolgersi a un 'tu': il futuro è fatto di te, è fatto cioè di incontri, perché la vita scorre attraverso le relazioni". "Parecchi anni di vita - ha confidato Bergoglio - mi hanno fatto maturare sempre più la convinzione che l'esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro". E, ha aggiunto, "incontrando o ascoltando ammalati che soffrono, migranti che affrontano tremende difficoltà in cerca di un futuro migliore, carcerati che portano l'inferno nel proprio cuore, persone, specialmente giovani, che non hanno lavoro, mi accompagna spesso una domanda: 'Perché loro e non io?' ".