In una lunga intervista concessa a FastCompany, il fondatore e amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg ha spiegato quello che ritiene il ruolo del suo social network nella società. Affrontandone i temi principali e più controversi. Dalla diffusione delle fake news alla libertà di parola “che tutti vogliono fino a quando qualcuno non dice qualcosa contrario alla propria opinione”. Abbiamo selezionato i principali passaggi dell’intervista.
1. Facebook e l'infrastruttura sociale globale
"Quando abbiamo lanciato Facebook nel 2004, l’idea di unire il mondo non era così controversa. Si riteneva che questo stava già succedendo e le persone vedeva la cosa positivamente. Ma negli ultimi anni c’è stato un cambiamento. E non solo negli USA. Anche in Europa, in Asia le persone lasciate indietro dalla globalizzazione stanno cominciando a farsi sentire. [Ma se guardiamo indietro ] l’intera storia dell’umanità è la storia di come le persone hanno imparato a unirsi per fare ciò che non possiamo fare separatamente. Sia che questo significhi unirsi nelle tribù per costruire villaggi, o costruire nazioni dalle città, ciò ha richiesto infrastrutture sociali e morali, cose come governi, media o religioni, per permettere alla gente di lavorare insieme. Penso che oggi abbiamo bisogno di più infrastrutture globali per sbloccare molte delle opportunità più grandi e risolvere le sfide più grandi che abbiamo davanti. Abbiamo la responsabilità come compagnia tecnologica di capire cosa possiamo fare per affrontare questa sfida.”
2. Globalizzazione qualcosa di immensamente positivo, dopotutto
“Molto del movimento anti-globalizzazione e della discussione in corso oggi avviene perché per molti anni la gente ha parlato solo del buono nel connettere il mondo. Non capendo che alcune persone potevano rimanere indietro. Penso che la globalizzazione sia qualcosa di immensamente positivo dopotutto, ma potrebbe essere stato un concetto anche troppo abusato. Il che non è necessariamente sbagliato – può ancora essere una cosa immensamente positiva – ma penso che c’è bisogno di riconoscere [che la globalizzazione ha portato con sé dei] problemi e lavorarci così da renderla utile per tutti. Le persone che nella società sono le più fortunate e ricche e possono aiutare gli altri hanno anche la responsabilità di farlo per davvero.”
3. Ognuno deve avere la possibilità di dire quello che pensa
“Sicuramente esiste una forte critica secondo la quale Facebook permette la disinformazione perché questo ci fa fare soldi. E questo non è per niente vero. Sappiamo che la nostra comunità vuole informazioni reali. Quando diamo loro strumenti per accedere ai contenuti di più alta qualità, vogliono sempre accedervi. Nello stesso tempo però crediamo nella libertà di parola. La gente dovrebbe avere la possibilità di dire quello che pensa, anche se qualcuno non è d’accordo con questo.
[Il dibattito sulla] libertà di parola è una cosa divertente, perché le persone la vogliono finché qualcuno non è d’accordo con ciò che dicono. Mi sembra che spesso quando prendi decisioni che non corrispondono esattamente a quello che la gente vuole, molti finiscano per pensare che lo si stia facendo per qualche subdola ragione imprenditoriale; ma in realtà sono sempre decisioni che portano in sé dei valori”.
4. Sulle fake news succederà come per il clickbaiting, spariranno
“Costruiamo nuove cose, che fanno emergere nuovi problemi, poi affrontiamo quei problemi, e andiamo avanti. Pochi anni fa, per esempio, ricevevamo molte lamentele a proposito del click bait. Nessuno lo vuole. Ma i nostri algoritmi allora non erano congegnati per identificarlo. La chiave è stata costruire degli strumenti che permettano alla comunità stessa di poterci dire cosa costituisse click bait e inserire poi queste informazioni nel prodotto. Il problema non è scomparso al 100% ma è molto più piccolo di quanto fosse prima”.
5. La censura 'globale' è contro i principi di Facebook
“Dare il massimo della voce a quante più persone possibile può portarti anche a questioni controverse. Ci sono leggi in alcuni Paesi che non permettono di dire certe cose, e come principio generale cerchiamo di seguire le leggi locali. Siamo d’accordo con tutte? Non necessariamente.”
“C’è stato un caso in Pakistan qualche anno fa [2015] dove qualcuno cercò di farmi condannare a morte perché esisteva un gruppo Facebook che incoraggiava la gente a rappresentare il Profeta Maometto. Questo era illegale in Pakistan ma non nel resto del mondo. Lo abbiamo bloccato in Pakistan ma non da altre parti. Alcune persone ci hanno criticato per non averlo rimosso del tutto. Altre per averlo rimosso in Pakistan. La nostra visione è quella di dare alla gente voce in tutto il mondo, e sappiamo che al momento il nostro sistema non è perfetto in tutti i momenti, ma se facciamo il nostro lavoro giorno dopo giorno aumenteremo l’ampiezza di quello che la gente può fare e tra 20-30 anni il mondo sarà un posto molto migliore”.
6. Il voto online, per capire ciò che è giusto e ciò che no
“Una delle cose per le quali abbiamo lottato di recente è come possiamo impostare degli standard per la comunità che possano applicarsi a due miliardi di persone. Un esempio che è stato piuttosto controverso è quello della nudità. Ci sono norme culturali molto diverse tra Paese e Paese. In alcuni posti, l’idea che mostrare i seni di una donna possa essere discutibile sembra arcaica. Ma ci sono altri posti dove le immagini che mostrano pose sessualmente suggestive, che però non contengono affatto nudità, sono considerate oltre la linea. Il punto è: in una grande comunità, come possiamo costruire dei meccanismi per i quali la comunità stessa e gli individui al suo interno possano decidere da soli dove debbano essere queste linee?
Questa è una parte difficile nel gestire questa compagnia. Nell’impostare la politica sulle nudità, per esempio, non stiamo cercando di imporre i nostri valori sulla gente: stiamo cercando di riflettere quello che pensa la comunità. Siamo arrivati a capire che un gruppetto di persone sedute in una stanza in California non può riflettere nel modo migliore i valori locali nelle varie aree del mondo. Dobbiamo perciò evolvere i sistemi per la decisioni collettive. E’ un problema interessante. Ci saranno sicuramente più infrastrutture globali e più imprese mondiali che andranno avanti, ma non c’è mai stato niente di questa portata finora.”