Roma - L'universita' italiana si e' messa in moto convergendo verso uno standard comune e piu' elevato della qualita' della ricerca. In media, gli atenei che avevano un livello della qualita' della ricerca relativamente basso si sono rimboccati le maniche e, se non hanno scalato posizioni, almeno hanno ridotto lo svantaggio. Questa e' l'indicazione che emerge dai primi risultati della seconda Valutazione della Qualita' della Ricerca (VQR) realizzata dall'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca) che ha analizzato la produzione scientifica delle universita' italiane tra gli anni 2011-2014. Ora, i risultati della VQR saranno utilizzati per ripartire tra le universita' (statali e non statali) la parte premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) per il 2016. Un lavoro durato 18 mesi in cui 450 super esperti, coadiuvati da 14.000 professori e ricercatori, hanno valutato oltre 118.000 lavori realizzati da circa 65.000 tra professori e ricercatori, impiegati in 132 strutture tra universita', enti di ricerca e consorzi interuniversitari. "Si vede con chiarezza che l'esistenza stessa della Valutazione Qualita', quindi il sapere a priori che il lavoro di ricerca sara' valutato, ha orientato l'azione delle universita': rispetto alla prima Valutazione, conclusa nel 2013 che considerava i lavori scientifici realizzati nel periodo 2004-2010, c'e' una convergenza." - dichiara Andrea Graziosi, presidente ANVUR - "La prima Valutazione aveva fotografato la ricerca universitaria dopo un periodo di oltre vent'anni senza un sistema di valutazione comune, con il risultato che ogni ateneo aveva seguito regole proprie e il sistema si era mosso in ordine sparso, con profonde differenze". "Oggi, invece, vediamo che le differenze tra atenei si riducono e tutto ci fa pensare che la qualita' media del lavoro delle universita' si sia innalzata - prosegue Graziosi -. Si puo', dunque, ipotizzare che gli esercizi di valutazione abbiano raggiunto uno degli obiettivi che si erano prefissati: favorire una convergenza verso uno standard comune e piu' elevato della qualita' della ricerca. Certamente, si tratta solo di un primo passo in un percorso lungo e complesso ma, per semplificare, possiamo dire che la macchina e' stata messa in moto, come dimostra anche il miglioramento nella qualita' del reclutamento della docenza." La differenza tra l'indicatore IRAS1 e la dimensione dell'ateneo misura la qualita' relativa della ricerca dei singoli atenei. Se la differenza e' positiva, la qualita' della ricerca e' superiore alla media e l'ateneo ricevera' una quota di finanziamenti superiore al suo peso nel sistema universitario (in termini di addetti). Se la differenza e' negativa, l'ateneo ricevera' di meno. Comparando la distribuzione dell'indicatore IRAS1 della precedente VQR con quello della Valutazione attuale, emerge una netta diminuzione delle differenze di qualita' tra universita': la distribuzione e' ora molto piu' concentrata attorno al valore medio. In altri termini, a 4 anni di distanza dal primo esercizio di valutazione, le universita' italiane appaiono molto piu' vicine tra loro in termini di qualita' della ricerca rispetto al passato. E siccome ai risultati dell'indicatore IRAS1 e' associata la ripartizione di circa il 60 per cento della quota premiale, anche la distribuzione delle risorse premiali sara' piu' omogenea. Se tutti gli atenei avessero una performance media identica, la distribuzione dei fondi rispetterebbe un semplice principio procapite e nessun ateneo risulterebbe avvantaggiato o penalizzato. Chi guadagna e chi perde con la nuova VQR per area geografica? I dati indicano che si riducono le differenze nella qualita' della ricerca tra le diverse aree geografiche. Gli atenei delle isole e del Sud, che nella precedente Valutazione mostravano un forte distacco rispetto alle universita' settentrionali, in questi anni hanno fortemente ridotto il gap. Per questo motivo, il dato in termini assoluti appare ancora negativo rispetto alla media, ma l'elemento su cui focalizzare l'attenzione e' il miglioramento qualitativo che gli atenei meridionali sono stati capaci di realizzare, avvicinandosi ai primi.