di Ugo Barbàra
Washington - Facebook non fa male, anzi. Basta non esagerare, un po' come con il vino. A dirlo non è il fondatore Mark Zuckerberg, ma l'Università californiana di San Diego che, in uno studio pubblicato su Pnas, la rivista ufficiale della United States National Academy of Sciences, prende in esame i dati di 12 milioni di utenti Facebook californiani e li mette in relazion con le rispettive cartelle cliniche. Ne viene fuori che la loro probabilità di morte risulta inferiore del 12% rispetto a chi, nato nello stesso anno, non utilizza il social network.
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PERCHE' FACEBOOK ALLUNGA LA VITA?
In realtà, spiega William Hobbs che ha coordinato lo studio, non si tratta di una scoperta, ma di una conferma. Nel 1979 la sociologa Lisa Berkman aveva elaborato una teoria secondo cui chi beneficia di forti relazioni sociali ha maggiore speranza di vita. Quello che hanno fatto Hobbs e la sua squadra è stato vedere se le regole che valevano nel '79 - quando il personal computer era di là da venire - valgono anche oggi che ognuno può letteralmente portarsi in tasca migliaia di contatti grazie ai social network. Tuttavia, un po' come gli integratori vitaminici, le amicizie virtuali non possono sostituire del tutto le relazioni interpersonali reali. "Interagire on line - spiega Hobbs - appare salutare quando l'attività è moderata ed è complementare alle interazioni personali".
DIECI COSE DA NON FARE SU FACEBOOK
- Va bene far sapere che siete in vacanza, ma accertatevi che Facebook non abbia precedentemente geolocalizzato la vostra casa: i ladri non aspettano altro
- Una bionda procace o un moro dallo sguardo penetrante vi ha chiesto l'amicizia? Controllate da quanto tempo è su Facebook e quanti post ha pubblicato. Se poi ha amici di un solo sesso, è di sicuro un'esca
- Se vi piace passare le giornate su Farmville e Candy Crush non significa che ai vostri amici vada di perdere tempo a respingere i vostri inviti a giocare. Tranquilli che se hanno voglia di diventare agricoltori virtuali, sanno come fare
- Se un vostro amico posta una foto in cui siete ubriachi fradici, ricordatevi che qualunque datore di lavoro andrà a 'spizzare' la vostra pagina Facebook prima di assumervi. E che la discriminante potrebbe essere proprio quella immagine
- I vostri figli a cinque anni fanno facce buffissime, ma quando avranno un loro profilo Facebook magari potebbero non gradire mostrarsi così ai loro amici. Chiedete loro il permesso prima di taggarli
- Postate una foto di gruppo e uno dei vostri amici prima toglie la tag e poi vi toglie il saluto. Pochi chi lo sanno, ma la legge sulla privacy impone che, se taggate qualcuno, dovete avere il suo consenso
- Vi hanno taggato in un post che ha tutta l'aria di essere una catena di Sant'Antonio. Non cadete subito in trappola: almeno fate lo sforzo di controllare se è una bufala
- Se la battaglia contro i selfie è perduta, investite qualche secondo per trovare l'angolazione giusta e lo scatto giusto. Poi postate
- Quel noioso pulsantino con la scritta 'privacy' potebbe salvarvi la vita. Cliccate e leggete da cima a fondo come se doveste prepararvi per un esame
- Per quanto virtuale, Facebook è come casa vostra. State attenti a chi fate entrare e, di tanto in tanto, ricordatevi che avete le tende sempre aperte.
NEMMENO ZUCKERBERG SI ERA SPINTO A TANTO
Anche se il suo giudizio è di parte, durante la visita a Roma il 29 agosto, Zuckerberg aveva assicurato che Facebook non ha rovinato l'interazione faccia a faccia in quanto viene utilizzato principalmente per tenersi in contatto con persone che altrimenti non si potrebbero incontrare fisicamente. "Se pensassi di aver rovinato la comunicazione, cambierei il nostro prodotto", aveva affermato il manager, "la maggior parte degli utenti di Facebook non sostituisce l'interazione dal vivo con quella online ma si tiene in contatto con persone che altrimenti non vedrebbe; se andassi a cena dalla mia famiglia e poi comunicassimo tutti su Facebook, ognuno in una stanza diversa, allora sarebbe preoccupante". "Niente sostituisce l'interazione faccia a faccia, auspicabilmente la realtà virtuale ci andrà vicino", aveva ancora Zuckerberg, "sullo sfondo vediamo gli aggiornamenti di persone che magari non chiamiamo o non possiamo visitare ma ci fa piacere sapere che facciano; non stiamo rovinando nulla, stiamo estendendo quello che già facciamo".
PERCHE' FACEBOOK FA MALE
Eppure nel 2008, quando Facebook aveva appena quattro anni, un sociologo inglese aveva avvertito del pericolo di una nuova sindrome, la "friendship addiction", "amico-dipendenza", che stava esplodendo a causa del social network. David Smallwood, uno dei principali psicologi britannici, esperto di dipendenze, aveva scritto su un articolo pubblicato dal quotidiano britannico "Daily Mail" che Facebook alimenterebbe l'insicurezza degli utenti, che non riescono a staccarsi dal sito. Le donne sono particolarmente vulnerabili perché il più delle volte la loro autostima deriva dai rapporti che instaurano con gli altri. All'epoca Facebook non aveva nemmeno 60 milioni di utenti e contava due milioni di nuovi iscritti a settimana. Oggi sono 1,7 miliardi ed è accessibile in 100 lingue. Ecco perchè, secondo Smallwood, Facebook fa male:
- Stanno diventando un sostituto per le famiglie nei Paesi dove i legami tradizionali sono diventati più deboli.
- L'acquisizione di nuovi amici è un processo di assuefazione, solo più competitiva
- Si viene giudicati da quanti amici on-line si hanno''.
- Aggravare la sensazione di essere respinti
- Isolare ancora di più gli utenti alla ricerca disperata di amici on-line.
(AGI)