Roma - Gli auguri sono social, ma l'sms non tramonta. Il crollo del traffico dei messaggi a pagamento procede inesorabile dal 2010, anno in cui è cominciata la diffusione a tappeto di Facebook, Twitter e poi WhatsApp, ma sono molte le condizioni in cui ricorrere allo Short Message System è praticamente d'obbligo.
Nel primo decennio del nuovo secolo la rete cellulare sperimentava significativi intasamenti e rallentamenti in occasione delle feste: in tutto il mondo (e l'Italia non faceva eccezione) si mandavano centinaia di milioni di sms per gli auguri. Nel 2010 però, fu registrato il primo calo, non ancora significativo: appena il 3%, con quasi mezzo miliardo di messaggi. Ma già due anni dopo, nel 2012, il dato era ben più importante: -13%. Fino al collasso del 2015 che, secondo l'Osservatorio sulle comunicazione dell'AgCom, ha fatto registrare il -35% del traffico di sms.
Tutto a vantaggio del traffico dati, che negli ultimi quattro anni si è quasi quintuplicato. Complice l'accesso sempre più diffuso alla banda larga e i contratti che offrono giga su giga per accedere a Facebook, Twitter e soprattutto WhatsApp. Consumando pochissimi byte l'applicazione permette di inviare auguri in tutto il mondo praticamente a traffico zero. E se nel mondo il sorpasso dei messaggi di WhatsApp sugli sms risale ormai ad aprile (200 miliardi di sms al giorno contro 300 miliardi di WhatsApp), la distribuzione geografica dei social non è omogenea. Se in Italia, ad esempio, WhatApp ha superato Facebook Messenger come servizio di messaggistica istantanea, in Nuova Zelanda è praticamente inutilizzato.
Anche se il 60% degli utenti di Internet in Italia usa WhatsApp (nel mondo ciu sono 800 milioni di utenti attivi) restano però delle 'sacche di resistenza' degli sms. In Italia il digital divide è ancora importante, con aree del Paese non raggiunte da Internet - che sia con rete fissa o mobile. In questi casi, quando lo smartphone non concede nemmeno una connessione Edge, l'unico modo per inviare gli auguri di buon anno è via sms. Sperando che chi li riceve non decida di rispondere via social.