Roma - La sonda Schiaparelli è andata distrutta nell'impatto su Marte, avvenuto a una velocità di 300 chilometri orari. La conferma arriva dal centro di comando della missione Esa a Darmstadt, in Germania. Dalle foto scattate dalla sonda Mro (Mars Reconnaissance Orbiter), è stato possibile individuare i rottami del lander della missione ExoMars nell'area su cui si sarebbe dovuto posare e tentare una prima ricostruzione dell'accaduto.
L'Agenzia spaziale europea stima che la sonda abbia raggiunto una velocità di 300 chilometri orari mentre cadeva su Marte da un'altezza fra i due e i quattro chilometri. E' possibile che il lander sia esploso nell'impatto, dato che i serbatoi erano ancora pieni. Entrata nell'atmosfera marziana alle 14.42 del 19 ottobre, la sonda Schiaparelli aveva smesso di inviare segnali un minuto prima dell'ammartaggio. Nell'immagine della Nasa, con una risoluzione di 6 metri per pixel, si notano due nuovi elementi scuri sulla superficie marziana rispetto alla stessa immagine scattata nel maggio scorso. Uno di questi è luminoso e potrebbe essere associabile come diametro al paracadute di due metri utilizzato nella fase di discesa del modulo. L'altra macchia scura, sfumata di 15 metri per 40, si trova a un chilometro dal paracadute epotrebbe essere il rottame del modulo, scaraventato via dal violento impatto.
I rottami della sonda Schiaparelli su Marte - Foto
Sulle cause dello schianto del lander su Marte, si fa largo l'ipotesi che Schiparelli sia stata tradita dal computer che "ha impartito ordini in maniera errata agli strumenti". "Le ultime letture dei dati ci indicano che dopo lo spegnimento dei razzi c'è stato un assorbimento di potenza compatibile con l'accensione di Dreams, la piccola stazione meteorologica che si sarebbe dovuta avviare dopo l'atterraggio sul suolo marziano", ha spiegato Barbara Negri, responsabile dell'esplorazione e dell'osservazione dell'Universo dell'Agenzia Spaziale Italiana.
Insomma, a far precipitare la sonda Schiaparelli sarebbe stato il sistema di bordo che avrebbe interpretato in modo errato la distanza dal suolo, spegnendo i sistemi che avrebbero dovuto accompagnare una discesa morbida sul pianeta rosso.
Ecco perché la sonda si chiama Schiaparelli
A mano a mano che i dati cominciano a essere letti e interpretati, cominciano a definirsi meglio i contorni dell'avventura di Schiaparelli su Marte. Anche il bilancio di questa missione sembra essere meno negativo. I tecnici dell'Agenzia Spaziale Europea a Darmstadt e quelli dell'Agenzia Spaziale Italiana a Roma stanno passando al setaccio gli oltre 600 megabytes di dati che la sonda, nel suo volo verso il suolo marziano, è riusciata a inviare sulla Terra.
"Il team ha lavorato per 18 ore di fila", ha raccontato all'Agi Enrico Flamini, coordinatore scientifico di Asi, al suo rientro a Roma da Parigi. Diciotto ore di lavoro frenetico che hanno permesso di estrarre e di leggere informazioni preziosissime: cifre, numeri, codici che raccontano nel dettaglio l'evoluzione della traiettoria e la sequenza di accensione dei diversi strumenti e componenti di bordo, dai due scudi termici (anteriore e posteriore) al paracadute supersonico, ai sistemi di sganciamento, ai tanto discussi retrorazzi, che pure hanno funzionato perfettamente perché si sono accesi e spenti simultaneamente come da programma. "Siamo riusciti - ha spiegato Flamini - a capire dove è stato il problema. Ora dobbiamo capire cosa lo ha generato".
L'ERRORE FATALE PER IL LANDER
Qualcosa ha ingannato il sistema e gli ha fatto credere che il lander si trovasse a fine corsa, quando invece era ancora a un minuto dall'arrivo su Marte. "Si è trattato di un errore fatale", ha commentato Negri, "un errore che ora dobbiamo identificare e analizzare con accuratezza. Dobbiamo capire cosa non ha funzionato, se si tratta di un problema di software, un bug, o di un mancato invio dei dati da parte dei sensori di bordo. Per ragioni di ingegneria di sistema", ha sottolineato Negri, "escluderei che si tratti di un guasto all'altimetro. Forse l'errore è altrove, di certo nei prossimi giorni lo scopriremo".
L'ASI, "PARLARE DI FALLIMENTO E' FUORI LUOGO"
Aver messo a fuoco il problema aiuta a definire meglio il bilancio dell'intera missione. "A questo punto", ha affermato Negri, "parlare di fallimento è davvero fuori luogo. Io direi il contrario piuttosto. Schiaparelli nasce come un dimostratore. Lo abbiamo concepito proprio per studiare le difficoltà che incontreremo nel 2020 quando dovremo inviare su Marte un rover", capace di muoversi e dotato di strumenti per penetrare e analizzare il suolo. "Credo che ci abbia indicato con assoluta evidenza cosa sappiamo fare e cosa dobbiamo imparare a fare per riuscire a portare a termine la prossima missione". Sicuramente tra le cose che i tecnici di Asi e di Esa sanno di saper fare, c'è l'allestimento degli strumenti, la scelta dei materiali, delle tecnologie che hanno permesso a Schiaparelli di arrivare fino all'ultimo minuto. Da rivedere c'è invece tutto il sistema di guida, incluso il sistema di bordo che è andato in tilt e ha comandato lo spegnimento dei retrorazzi. "Quello che vorrei che si comprendesse è che noi scienziati abbiamo assoluta necessità di confrontarci con questo tipo di missioni, perché è facendo che si impara, che si mettono a punto le soluzioni, le procedure e le tecnologie".
LA SFIDA DEL 2020
All'orizzonte c'è la prossima sfida dell'Asi e dell'Esa su Marte nel 2020. "Sono convinta che dopo questa missione, possiamo aspettare la sfida della prossima missione su Marte con maggior fiducia e determinazione. La corsa su Marte è iniziata. Nel prossimo decennio sono in programma diverse missioni, per non parlare degli Stati Uniti che hanno dichiarato di voler andare con degli astronauti su Marte nel 2030. Essere presenti come Europa sarà importantissimo", ha concluso Negri. (AGI)