Tre anni di Fondo per l’innovazione: la Google Digital News Initiative (oggi inclusa nella Google News Initiative) aggiorna il suo bilancio. Ha stanziato 150 milioni di euro per sostenere i progetti editoriali innovativi in Europa. E fino a ora ne ha spesi 94, finanziando 461 in 29 Paesi. Solo una piccolissima parte delle 4.800 candidature.
La Digital News Initiative in Italia
In Italia sono arrivati 7,8 milioni, grazie a 31 progetti. Tra i quali c'è Videomate di AGI. Entrato tra i 102 progetti ammessi al quarto round di finanziamento, crea video editoriali partendo da testi, immagini, dati o elementi grafici. L'Italia è il quinto Paese sia per ammontare finanziato che per progetti ammessi.
Al primo c'è la Germania (con 14,9 milioni di euro e 67 progetti). Seguono Gran Bretagna (10,3 milioni destinati a 58 candidati), Francia (10,2 milioni per 41 editori) e Spagna (8,2 milioni per 33 progetti). “Quest'anno – afferma il report di Google - molti progetti hanno adottato un approccio sempre più collaborativo, dove editori diversi di uno stesso Paese o di Paesi diversi hanno messo in comune le risorse e condiviso conoscenze per creare progetti su misura. O usando la codifica open source”.
Le quattro sfide del giornalismo
I fondi della Digital News Initiative continuano a rivolgersi agli editori che propongano soluzione per affrontare le principali sfide per il settore. Che secondo Google sono lotta alla disinformazione, raccontare storie locali, incrementare i ricavi digitali ed esplorare nuove tecnologie.
La lotta alla disinformazione ammette “progetti che si occupano di difendere e proteggere il giornalismo di qualità utilizzando il fact checking e altre tecnologie”. Tra gli esempi citati c'è Full Fact, un'organizzazione benefica indipendente che utilizza il fact checking automatico per verificare oltre 25.000 articoli alla settimana. La rumena TrustServista usa l'intelligenza artificiale per determinare l'attendibilità di una notizia. VIS (proposta dal Gruppo Caltagirone) utilizza invece il machine learning per aiutare i giornalisti a verificare le proprie fonti.
Altra grande sfida è consentire agli editori più piccoli e locali di “far sentire la propria voce nello spazio digitale”. Il britannico The Bureau Local è un'organizzazione no-profit di giornalisti che lavorano assieme per trovare storie importanti per le comunità locali. È tra i progetti ad aver ottenuto il finanziamento più sostanzioso: 600.000 euro. La Voz de Galicia offre soluzioni software ai giornalisti che guardino agli utenti locali. Local News Engine usa gli algoritmi per generare storie a partire da dati (sempre in ottica locale). I suoi responsabili hanno deciso di condividere i codici su GitHub.
Gli esempi di soluzioni che aiutino gli editori ad accedere a nuove o migliori opportunità per trasformare i loro contenuti in ricavi includono Steady, che consente agli editori digitali di monetizzare singoli contenuti attraverso i ricavi da abbonamenti; Nonio, una rete di grandi compagnie media portoghesi che fanno squadra per avere una migliore gestione della pubblicità online; La Numérique è un'edizione digitale del pomeriggio (a pagamento) de L’Equipe, il maggiore quotidiano sportivo francese.
Tra i progetti che “utilizzano la tecnologia digitale per automatizzare flussi di lavoro o contenuti, al fine di supportare il giornalismo o migliorare l'esperienza di lettura”, c'è Frames, che sfrutta il potere del data journalism, semplificando e divulgando il suo utilizzo. Il sito tedesco The Buzzard usa algoritmi e machine learning per offrire ai lettori pareri e sfaccettature della stessa qustione, in modo da averbe una visione complessiva ed equilibrata. Il secondo progetto italiano citato nel report 2018 è del Secolo XIX, che arricchito una piattaforma di e-learnig con cui formare i giornalisti su social media e contenuti digitali.