“La vostra azienda è il problema”. Così ha commentato tagliente il parlamentare britannico conservatore Julian Knight in uno degli scambi più accesi avuti con Mike Schroepfer, direttore tecnico di Facebook. Che giovedì si è fatto torchiare per quattro ore dalla commissione britannica sui media e il digitale, la stessa che sta indagando sull’impatto dei social media nelle recenti elezioni e che nei giorni scorsi ha audito anche Christopher Wylie, l’ex direttore della ricerca di Cambridge Analytica che ha rivelato l’abuso dei dati Facebook (i famigerati 87 milioni di profili) da parte della società di campagne politiche.
Schroepfer si è immolato al posto di Mark Zuckerberg, che aveva svicolato l’invito a presentarsi, ed ha dovuto così fare buon viso alle accuse dei parlamentari britannici, molto più ruvidi rispetto ai colleghi d’Oltreoceano che invece erano riusciti nell’impresa di far testimoniare il Ceo, forti anche del fatto che Zuckerberg, e la sua azienda, sono americani.
“Facebook è una zona senza moralità”, distruttiva per la privacy, ha infierito Knight. Mentre il presidente della commissione Damian Collins ha chiesto perché la piattaforma non si sia accorta per tempo dei tentativi russi di usarla per raggiungere gli elettori occidentali. “Siamo stati lenti nell’individuarli, e sono più deluso di voi per questo”, ha replicato Schroepfer. Che ha anche spiegato come Facebook intenda d’ora in poi gestire le inserzioni politiche.
Gli ads politici saranno esaminati e resi trasparenti in tempo per le elezioni locali nel Paese previste per il 2019, e solo account verificati potranno pagare per fare pubblicità politiche. Inoltre gli utenti potranno vedere tutte le promozioni pagate da una specifica campagna e non solo quelle indirizzate a loro sulla base dei propri dati demografici o dei Mi Piace. “Forniremo un archivio su cui poter fare ricerche di tutte queste pubblicità, mostrando chi ha pagato”, ha spiegato il direttore tecnico.
Malgrado le rassicurazioni di Schroepfer sulle pubblicità, la commissione britannica è rimasta insoddisfatta, ritenendo che il dirigente del social network non abbia risposto pienamente alle domande sulla protezione dei dati e lo scandalo Cambridge Analytica. E ha riprovato, con più convinzione, a far presentare Zuckerberg, con un invito per il 24 maggio. “Come cittadino americano che vive in California, Zuckerberg non ricadrebbe normalmente sotto la giurisdizione del parlamento britannico, ma vi ricadrà la prossima volta che entra nel Paese”, ha dichiarato Collins. “Speriamo che risponda positivamente alla nostra richiesta, altrimenti la commissione deciderà di emettere una convocazione formale la prossima volta che è in UK”.
Nel mentre, secondo alcune indiscrezioni riportate da Politico, anche l’Europa starebbe tentando di far presentare Zuckerberg negli stessi giorni. In queste ore infatti il Parlamento Ue e il social network starebbero negoziando i dettagli di una testimonianza del Ceo. Fino ad oggi Facebook sta valutando caso per caso, in modo piuttosto pragmatico e opportunistico, come comportarsi rispetto agli organi istituzionali dei singoli Paesi. Ben sapendo che, nel Parlamento inglese e in quello europeo, lo attendono domande molto più dure e sul punto rispetto a quelle dei legislatori statunitensi.
Nel caso dell’Italia per ora sappiamo solo che nei giorni scorsi il Garante della Privacy ha ricevuto una delegazione del social, guidata dalla responsabile europea per la privacy Yvonne Cunnane, per approfondire l’istruttoria aperta sul caso Cambridge Analytica. Il Garante vuole sapere quali e quante società che effettuano marketing politico hanno avuto accesso ai dati degli utenti; come il social intende adeguarsi al nuovo Regolamento Europeo sulla protezione dei dati personali; come sono profilati gli utenti, rispetto soprattutto ai dati sensibili; che controllo sono fatti sulle app collegate; e informazioni sul riconoscimento facciale. "Nel caso in cui si riscontri una non adeguata tutela dei dati personali - aveva sottolineato il Presidente Soro - potremo imporre ai giganti della rete precise misure prescrittive e irrogare pesanti sanzioni. La sanzione maggiore, però, è quella che rischiano di ricevere dai loro stessi utenti”.
Finora però tale sanzione “morale” non c’è stata. Malgrado il richiamo a cancellare il proprio account lanciato sotto l’hashtag #DeleteFacebook da varie personalità nei giorni successivi allo scandalo Cambridge Analytica, i risultati della trimestrale diffusi il 25 aprile mostrano risultati superiori alle aspettative, e utenti in crescita.
Tuttavia non è ancora finita. Lo stesso Facebook, nel documento presentato, avvisa gli investitori, nella sezione Rischi, che Cambridge Analytica potrebbe non essere l’unico caso. “Anticipiamo che scopriremo e annunceremo ulteriori casi di abuso dei dati degli utenti o di altre attività indesiderabili da terze parti. Potremmo anche ricevere notifica di tali casi e attività dai media o da altri”.