Che Facebook abbia subito un calo vertiginoso in termini di affezione ormai non fa più notizia, sarebbero 20 i punti percentuali persi dal social di Mark Zuckerberg da gennaio 2017, ma ora pare che anche i primi aficionados abbiano abbandonato la nave.
Parliamo dei ricchi, degli utenti delle classi più abbienti, che ormai preferiscono il più veloce e immediato Instagram: poche parole, tante immagini. Facebook avrebbe perso l’esclusività che lo ha reso tanto attraente agli albori, quando infatti non si poteva nemmeno avere un profilo se non si possedeva una casella di posta elettronica legata alla prestigiosa università di Harvard.
I ricchi preferiscono Instagram
Secondo uno studio del Pew Research Center infatti a preferire Facebook sono i ragazzi (ormai un terzo in meno rispetto alla stessa ricerca) provenienti da famiglie a basso reddito. Circa tre anni fa, quando cominciò lo studio, il motivo della preferenza era piuttosto chiaro: Instagram, un’app creata ad hoc per gli smartphone quando gli smartphone erano ancora considerati un bene di lusso, era in pratica una vetrina per ricchi e vip per mostrare la propria apparente opulenza, il rapporto tra il social e gli utenti era molto diverso.
Snapchat invece dalla sua richiedeva troppo uso di dati, per cui l’utilizzo maniacale tipico del social risultava essere troppo costoso. Tre anni dopo le cose sono decisamente cambiate, i contratti con le compagnie telefoniche sono più umani, convenienti e alla portata di tutti, così come l’acquisto di smartphone di ultima generazione, se non fosse per l’importanza fondamentale ormai universalmente riconosciuta.
Perchè Facebook è preferito dai meno abbienti
Instagram e Snapchat allora non sono più un problema, sono diventati dei social dalla distribuzione decisamente più democratica, ma Facebook resta il preferito dalle classi sociali più basse. Perché? La domanda pare non avere risposte troppo precise, perlomeno negli Stati Uniti. Anche perché lo stesso studio succitato ci dice che l’utilizzo che ragazzi ricchi e ragazzi poveri fanno dei social è pressoché identico.
Una teoria è quella delle comunità distaccate: a differenza di altri social Facebook è ancora capace di tenere sotto lo stesso “tetto” famiglie separate da lavoro o, nel peggiore dei casi, emigrazione. Un’altra teoria, probabilmente più credibile, è quella legata all’utilità di Facebook, che resta un social basato sulla “parola”, un linguaggio decisamente più consono alla diffusione delle notizie, perfetto per tenersi aggiornati e approfondire allo stesso tempo.
Secondo Jacqueline Vickery, del dipartimento di media arts dell'Università di North Texas, sentita da Quartz, "Snapchat o Instagram non sono realmente impostati per facilitare l'attivismo di gruppo allo stesso modo", quindi eventi, così come cause umanitarie e politiche, troverebbero più facilmente spazio nel social “originale”.
Una differenza tra social quindi che non avrebbe radici “cool” ma che si baserebbe sull’utilizzo vero e proprio del mezzo rispetto al linguaggio, l’utilità e anche la società. La preferenza da parte di utenti delle classi economicamente più disagiate per Facebook quindi sarebbe solo la conseguenza e non la causa.
Differenze tra Facebook e Instagram
Facebook è più “utile”, aiuta nello studio, per esempio, chi non ha a disposizione genitori o professori privati h24, mentre Instagram risulta essere un social più “da esterno” e secondo una ricerca del 2015, sempre targata Pew Research, gruppi di amici provenienti da classi sociali più alte tenderebbero a incontrarsi di più di persona. La prospettiva che ci viene offerta è quella di un social ancora manovrabile dalle dinamiche di una società, e non il contrario.
Lynn Schofield Clark, un professore nel dipartimento di media, film e giornalismo presso l'Università di Denver, ha detto sempre a Quartz che “gli studenti universitari con cui lavora, che tendono ad essere più abbienti, sono rimasti sorpresi dalle rivelazioni di Cambridge Analytica, e alcuni di loro hanno lasciato la piattaforma come risultato. Ma la risposta dei bambini con cui lavora nelle scuole medie è stata più di un'alzata di spalle: "Certo che ci stanno sorvegliando, siamo sempre sorvegliati, siamo costantemente sotto controllo, quindi perché dovremmo aspettarci qualcosa di diverso da Facebook?".